16°Festival Nazionale “Teatro XS Città di Salerno 2025 “Una pura formalità” di Pascal Quignard

16°Festival Nazionale “Teatro XS Città di Salerno 2025 “Una pura formalità” di Pascal Quignard

Domenica 2 febbraio alle 19,00 presso il Teatro Genovesi è ufficialmente cominciato il 16°Festival Nazionale “Teatro XS Città di Salerno 2025 organizzato dalla Compagnia delle Eclissi, con il primo spettacolo in concorso “Una pura formalità”. La commedia è stata messa in scena dalla compagnia “Teatro 99 posti” di Mercogliano Avellino.

L’atmosfera, quasi familiare, della sala del Teatro Genovesi, amorevolmente gestita dall’istrionico Enzo ToTa, è subito ridimensionata dall’inizio dello spettacolo dalla presenza di un pannello trasparente che, come una grande finestra sulla quale scorre inesorabile la pioggia,  lascia guardare quello che succede sul palco, ma con l’ambiguità che fa restare lo spettatore sempre col dubbio di aver visto veramente l’azione e sentito chiaramente le frasi che si susseguono. Eppure è tutto trasparente e senza inganni. Forse l’dea del regista Pascal Quignard è proprio quella di riportare la mente  a vivere quello spazio e quel tempo di poco più di un’ora senza avere alcuna certezza su cosa sta succedendo in quell’angusto, insignificante commissariato di montagna.

La commedia è una libera interpretazione del famoso film del 1994 di Giuseppe Tornatore dal medesimo titolo, con protagonisti Roman Polansky nel ruolo del commissario, Gerard Depardieu era Onoff e Sergio Rubini era l’agente subalterno. Sul palco il commissario è stato interpretato da Paolo Capozzo, Onoff è stato Maurizio Gluk Picariello e Antonio Colucci l’agente quasi spettatore.   Tutti e tre bravi ed efficaci. E’ chiaro che il commissario ed Onoff assumono i ruoli principali su cui è costruita la storia. Pe chi come me ha visto e ricorda  il film di Tornatore  l’approccio alle conclusioni, a quello che si può ‘leggere’ nei fatti così raccontati, forse ha maggiori margini di libertà. E quello che io ho concluso è questo: Onoff, scrittore famoso in crisi creativa da sei anni tanto da rintanarsi nel suo casale sperduto in montagna, viene fermato dall’agente di polizia mentre girovagava sotto la pioggia incessante, senza documenti e senza ricordare le sue azioni dell’immediato passato. Viene portato in commissariato dove troneggia al centro della stanza una grande stufa dove è facile occultare qualsiasi prova bruciandola. E allora, scoprendo una macchia di sangue sulla sua camicia Onoff, approfittando dell’assenza dell’agente, la getta nella bocca infuocata dove la pseudo-prova della sua colpevolezza sparisce. Già perché, all’arrivo del commissario viene accusato dell’omicidio di una donna. Lo scrittore, che non ricorda, poi ricorda, ma confonde la sua ex moglie con la sua editrice, poi impugna una pistola e viene ferito dall’agente che esce ed entra in scena. Tutto lascia intendere…niente proprio niente, è verità o finzione, chi dice la verità e chi mente. Ma c’è un elemento incontrovertibile, quello è proprio Onoff e il commissario è un suo appassionato lettore tanto da ricordare a memoria alcuni versi dei suoi romanzi. Poi La scena finale: Onoff è sparito, si intuisce un suicidio. Ma forse è tutto nella mente del commissario, forse  i fatti sono solo una sua invenzione, sono frutto della sua fantasia. Lui appassionato ed ossessionato dai romanzi del suo idolo letterario, che non scrive più da tempo, che è un uomo in crisi, ciò è inaccettabile e allora il suo visionario fan lo fa rivivere e costruisce una storia, una commedia, un nuovo romanzo, dove toglie il ruolo di protagonista ad Onoff ed è lui invece, umile commissario di provincia a salire sul gradino più alto dell’opera, e lo ringrazia, salutandolo per l’ultima volta levando il cappello al cielo. Dov’è la verità e dov’è la finzione. E’ sicuramente una verità che lo spettacolo ha fatto centro.

Carlo Ceresoli

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