Il virus preistorico e la metilazione
Sulla rivista scientifica iScience è stato pubblicato uno studio compiuto dall’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, organizzato per rispondere al perché alcune persone si ammalano di covid manifestando solo sintomi lievi mentre altre ne subiscono gravi conseguenze per cui necessitano del ricovero ospedaliero, ed alcuni purtroppo ne muoiono.
Riprendendo le conclusioni di uno studio pubblicato nel 2020 su “Nature” firmato dal premio Nobel per la medicina del 2022 il biologo svedese Svante Paabo, il direttore dell’istituto Negri dott. Giuseppe Remuzzi, ordinario di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano, afferma che le seimila persone decedute per covid, ammesso che sia questa la sola vera causa di morte, nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 2020 nel bergamasco, non hanno subito questa sorte solo a causa di una serie di geni antichi ma anche relativamente alla età avanzata e ad altri fattori a rischio come l’inquinamento e lo stile di vita. Inoltre va anche considerato che è stato vietato ai medici di recarsi a casa dei malati che sono stati lasciati in balia del mortifero protocollo “tachipirina e vigile attesa”, quindi senza cure specifiche che pure già esistevano. Per cui il loro ricovero in emergenza si è rivelato tardivo, oltretutto con interventi di compressione dell’ossigeno ed iper-ventilazione, ritenendo di dover curare una insufficienza respiratoria quando invece si trattava di una infiammazione che prevede terapie di altro genere.
Insomma la notizia è la scoperta che nel cromosoma 3 esiste il rischio, definito dai medici “aplotipo”, che una serie di geni possano variare la risposte immunitaria delle cellule degli alveoli polmonari.
I geni in questione sono fatti risalire all’uomo di Neanderthal, un ominide, affine all’homo sapiens, vissuto tra i 200mila ed i 30mila anni fa nel Paleolitico medio e originario della Germania.
Lo studio capace di tale ricerca retroattiva prende appunto il nome di “Origin”.
E’ consistito prima con la diffusione di un questionario on line che ha raggiunto 10mila persone della provincia lombarda, sono stati poi selezionati 1200 soggetti divisi per età, per sesso e per malattie concomitanti e separati in tre gruppi: 400 che hanno contratto il virus in forma grave, 400 che lo hanno sviluppato lievemente e 400 che non hanno subito la patologia.
Infine gli scienziati hanno concluso che coloro i quali possiedono nel loro bagaglio genetico i geni di Neanderthal hanno maggiori probabilità di ammalarsi gravemente e nella provincia di Bergamo l’indagine ha rilevato la presenza nei residenti esaminati. Ma questo non è sufficiente a determinare il nesso causale con la presenza dei geni preistorici nel cromosoma 3 con la forma grave della malattia covid 19.
Questi geni infatti sono presenti nel 15% della popolazione italiana, nel 16% dei cittadini europei e nel 50% di quelli asiatici, pertanto:”… non è solo una questione di genetica, ma l’aplotipo Neanderthal è la regione del genoma umano più strettamente collegato alle forme gravi del covid 19…” afferma il dott. Remuzzi.
Che la genetica svolga un ruolo fondamentale per determinare le funzioni vitali dell’organismo è un dato riconosciuto da ogni ricercatore scientifico.
Infatti, il dott. Luigi Barone ricercatore indipendente, naturopata, dottore in Scienze dell’alimentazione e Nutrizione Umana e giornalista scientifico, intervista pubblicata su questo giornale il 19 giugno scorso, afferma però che a mutare da generazione in generazione è anche il gene metilene tetraidrofolato reduttasi in codifica MTHFR, un enzima che converte l’omocisteina in metionina ed è fondamentale nel metabolismo umano. La mutazione del gene MTHFR causa una non corretta metilazione ed indebolisce il sistema di difesa dell’organismo.
Al momento il dott. Barone è un pioniere nella ricerca genetica della MTHFR, pertanto sarebbe auspicabile che la ricerca concentrasse più impegno in questo ambito scientifico che ha a che fare con il ripristino del corretto funzionamento del corpo umano partendo dall’assunzione di integratori prodotti con piante ed erbe naturali senza alcuna manipolazione chimica.
Ma è chiaro che ciò non giova alle grandi industrie del farmaco che invece vivono delle patologie finanche procurate per piazzare il miracoloso farmaco chimico di turno.
Carlo Ceresoli