LONGO SOFISTA (a cura di Raffaele Di Virgilio) DAFNI E CLOE

LONGO SOFISTA (a cura di Raffaele Di Virgilio) DAFNI E CLOE

Nella prima metà del III secolo dopo Cristo, Longo Sofista, della cui vita, purtroppo, non conosciamo nulla, scrisse questo romanzo di genere pastorale, che lo pose nel corso del tempo, ai vertici della letteratura dell’antica Grecia.
“Le avventure pastorali di Dafni e Cloe” (questo il titolo autentico dell’opera) narra le vicende dei due protagonisti -Dafni e Cloe, per l’appunto- figli di due ricche e nobili famiglie, che, abbandonati quando erano neonati, vengono allevati da due differenti famiglie di pastori dell’isola di Lesbo che li educano con amore e grande cura.
Il romanzo è composto da quattro capitoli, detti “Lògoi” in greco antico, e narra la vicenda dei due protagonisti sin dalla loro infanzia tranquilla, riservata e laboriosa, il cui solo impegno consiste nel dedicarsi al lavoro di pastori di pecore e capre. Arrivati sulle soglie dell’adolescenza i due si conoscono meglio e iniziano a provare, l’uno per l’altra, una strana sensazione, un impulso nuovo e meraviglioso che poi scopriranno essere l’amore.
I due, storditi- e anche un po’ impauriti- da questo nuovo sentimento che non riescono bene a decifrare, sono aiutati dal vecchio pastore Fileta, che li incoraggia ad abbandonarsi al desiderio da cui entrambi sono permeati, parlando del dio Eros, la cui forza domina sulla Terra e sul firmamento, di cui sono opera fiori e piante e il soffio dei venti e lo scorrere dei fiumi. ”E quindi”- conclude Fileta-“ Eros è la forza che mantiene il Mondo, a cui anche gli uomini e le donne devono assoggettarsi”. Ma nemmeno le parole del saggio, anziano pastore riescono a convincere completamente i due giovani che dovranno affrontare tante altre prove e vivere molte altre peripezie prima di potersi unire finalmente in matrimonio e vivere la pienezza dell’appagamento.
Un romanzo, quindi, dai toni autenticamente favolistici, che ci conduce in un mondo dove la natura è incontaminata, come lo sono i sentimenti di Dafni e Cloe. E così ad una attenta lettura ci rendiamo conto che oltre i due innamorati, a essere protagonisti sono anche tutti gli elementi naturali che fanno capolino nella narrazione: dalle caprette alle pecore, dai fiumi alle caverne naturali, agli uccelli, ai fiori, agli alberi, fino alle cicale, ai grilli e alle api. Inoltre lo scrittore introduce nella sua opera in maniera sapiente anche il dio Pan e le Ninfe per meglio sottolineare l’aspetto autenticamente naturalistico del racconto.
Infatti alla fine il romanzo si conclude con la scelta dei due protagonisti, che pur potendo andare ad abitare in città, preferiscono la campagna, con i suoi valori autentici, con la sua vita semplice, coi suoi profumi e con lo splendore impagabile dei suoi paesaggi.
Del resto antica e pur sempre attuale è la “querelle “che oppone la città alla campagna, tanto da far asserire a Cesare Pavese in uno dei suoi romanzi più noti (“La Luna e i falò”) che in città passano gli anni, mentre in campagna passano solo le stagioni.
ETTORE DONADIO

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