Il dramma silenzioso di chi non ha voce, una tragedia sociale che nessuno vuole vedere
E’ un esercito ma non porta armi o vessilli di guerra, obbedisce senza fiatare perché non è in grado di ribellarsi all’autorità genitoriale. Troppo fragili e troppo dipendenti da chi dovrebbe proteggerli, orfani di madri tradite da un Governo a cui si è fatto voto di fiducia. Stati nazionali come padri amorevoli, eppure pronti a pugnalare i figli (sudditi) alla prima occasione. Gli interessi economici, si sa, hanno un credito privilegiato e se qualcuno ci rimette la pelle, pazienza. Loro, i truffati del Covid, non se ne fanno una ragione ed incolpano la mala sorte quando si ritrovano con qualche effetto avverso dai risvolti inaspettati. Il siero, così hanno imparato, è un dogma e non va mai messo in discussione, si rischia l’esclusione sociale con lo stigma dell’untore.
Mentre il destino beffardo è stato apparecchiato per gli ingenui, la propaganda di regime non sfiora nemmeno quelli che hanno messo in discussione i diktat dei virologi da salotto. In tanto disastro i bambini sono agnelli sacrificali, le prime vittime di una follia collettiva che resta cieca dinanzi all’evidenza, immolati per denaro o, più semplicemente, per potere. Innocenza violata a tutte le latitudini, secondo un progetto luciferino che vuole vederci tutti schiavi senza catene. Le direttive arrivano da élites sempre più assetate di sangue, desiderose d’imprimere un’accelerazione a quel reset che non è passato al vaglio di un pubblico dibattito. Ad avercelo, minimo sindacale per ogni democrazia, i popoli potrebbero almeno ostacolare i piani orditi nelle alte sfere della finanza.
Durante la crisi pandemica l’infanzia è stata carne da macello, secondo un disegno di cui si fa fatica a capire il senso. D’altra parte, i padroni del vapore hanno già deciso, le nuove leve non devono contribuire alla salvezza dell’umanità ma sono funzionali ad un’Agenda che nel 2030 giungerà a suo compimento. Sarà, così dicono i loro ideatori, l’alba di una nuova società. Senza privacy e proprietà privata, minacciano a Davos. E’ la schiavitù in versione 3.0, una massa indistinta ed acefala da convogliare nel processo di disumanizzazione che porterà, queste le stime più attendibili, 800 milioni di persone a perdere il posto di lavoro. La chiamano green economy ma, ironia della sorte, si traduce in un avvenire poco roseo per gli adulti di domani. Quello che si profila all’orizzonte è una catastrofe annunciata, i cui effetti potrebbero decuplicarsi se non si pone subito un freno alle trame orchestrate da un manipolo di visionari. Leggi di natura sovvertite in nome di un finto ecologismo, così i fanciulli diventano frecce avvelenate per consolidare una società privata del suo futuro e, quindi, più facile da governare.
Da tempo la scuola subisce gli attacchi della politica, un’invasione di campo che mira a scuoterla dalle sue stesse fondamenta. Alla questione gender, tanto sdoganata dai media compiacenti, si sta ora affiancando un modello culturale che vorrebbe cancellare vecchi paradigmi, considerati d’intralcio all’instaurazione di un “New Order” e piegati ai desiderata dei potentati economici sans frontieres. E’ un neofeudalesimo in salsa verde quello che promette di scardinare l’intero impianto dei diritti costituzionali e di far sprofondare le società occidentali in un buco nero, pronto a risucchiare i più elementari diritti naturali. Per capire cosa sta davvero accadendo, bisogna rovistare nei progetti scolastici dai nomi suggestivi, autentici trojans messi in rete per un malthusianesimo in versione ecologista. Per i seguaci di Greta è cool ma l’obiettivo, nemmeno tanto velato, è quello di annacquare culture e tradizioni in nome di un globalismo post litteram. Le sigle sono tante ed anche evocative. Per la Generazione Z risulta allettante un progetto dal nome Avatar ed ancor di più lo è per la Generazione Alpha cresciuta con smartphone ed I-Pad. Uno stuolo di studenti che, a causa delle ridotte capacità critiche, non vede i frutti marci di un sistema autoproclamatosi difensore dell’ambiente.
Le istituzioni, sempre più autoreferenziali e poco inclini all’ascolto, rispondono esclusivamente ad interessi di gruppi elitari, che lavorano sottotraccia grazie ad un’opera di maquillage difficile da smascherare. Recente il disegno di legge che vorrebbe focalizzare l’istruzione sulle competenze non cognitive, un nuovo modello che vede le capacità non teoriche ma comportamentali -esperienza, coscienziosità, estroversione- al centro della didattica.
Nella scuola del futuro il registro emotivo si fa cardine a discapito della conoscenza. Insomma, un ulteriore passo verso la cancellazione dell’istruzione, che va a menomare tutti i processi critici e di valutazione. Ebbene, siamo dinanzi ad una modifica sostanziale delle dinamiche d’insegnamento e che porta, come sua inevitabile conseguenza, ad un controllo delle menti e del corpo. E’ sempre accaduto, non dobbiamo meravigliarci, solo che ai giorni nostri diventa sempre più difficile scorgere i segnali di una politica reazionaria che si propone di dettare regole a suon di ricatti. Durante il regime nazista furono i bambini a suscitare l’interesse di un Reich che intendeva dominare il mondo e, per farlo, gli ariani presero di mira i “difetti di fabbrica”. La Hitler-Jugend, secondo gli storici, è stata la spina dorsale di un popolo che in poco più di un decennio ha causato la più grande tragedia che la storia ricordi. Senz’anima e con ridotto spirito critico, la gioventù hitleriana doveva solo mostrarsi fedele ad un’ideologia che ha fatto della razza pura il suo marchio di fabbrica. Ma non è certo l’unico esempio, purtroppo.
Dittatori di ogni epoca hanno intuito l’importanza di allevare seguaci in età scolare; la mente di un adolescente è molto permeabile e può persino accettare l’inaccettabile, quando i precettori non hanno principi etici che possano fungere da argine alle spinte distruttive. Eserciti di bimbi sono stati utilizzati in Ruanda, in una delle guerre civili più sanguinose degli ultimi anni. Nigeria, Congo, Mali, Sudan, Somalia, ovunque i bambini soldato vengono drogati per spegnere qualsiasi tentativo di ribellione, con l’unico scopo di creare menti manipolabili al servizio della causa.
Con la pandemia i Governi di mezzo mondo non si sono fatti scrupoli nel prevedere interventi in perfetto stile militare: da una parte, il brutale assoggettamento attraverso misure liberticide che hanno inciso sui loro più elementari diritti e, dall’altra, un programma scolastico permeato da precetti ecologisti da sventolare alle future generazioni. L’invasione di campo è oltre i limiti dell’umana decenza, se la politica contamina con i suoi loschi affari le sedi del sapere. Studenti di ogni ordine e grado sono obbligati a lezioni di educazione civica, una materia che negli ultimi anni ha subito profondi rimaneggiamenti, al punto da risultare totalmente estranea al suo significato originario.
Nessuna nozione sulla Costituzione -la Carta, entrata in vigore nel ’48, subisce da tempo attacchi di ogni genere e solo nominarla sarebbe un sacrilegio- ma principi di politica ambientale, dalla raccolta differenziata alla questione gender. Genere ed intimità hanno sostituito i rudimenti delle strutture economiche e giuridiche della società, il tutto condito con il messaggio onnipresente di un mondo più pulito, dove gli sprechi sono ridotti al minimo e i combustibili fossili sostituiti dall’energia alternativa. Obiettivo dichiarato è quello di formare cittadini globali e digitali. Solita solfa, funzionale ad un potere sempre più vorace ed incapace di limitare i suoi appetiti. In tanta ipocrisia non potevano certo mancare le lezioni sull’elisir di lunga vita, un soggetto non vaccinato è un elemento spurio, impossibile da tollerare nel conformismo di gregge. La morale pandemica ci vuole tutti obbedienti e pronti ad immolarci alla dittatura sanitaria, perché il pensiero unico non è disposto a tollerare i renitenti alla leva.
Avendo intuito la posta in palio, le élites globaliste non si sono fatte alcuno scrupolo a corrompere menti acerbe con il solo fine di attuare i loro programmi scellerati. Non ne fanno nemmeno più mistero, l’infanzia e tutta la scuola tout court sono terreno di conquista e di scontro, servono programmi educativi che hanno ben poco da spartire con la funzione primaria della didattica. E’ la scuola del futuro, svecchiata secondo scopi di apparati occulti, che hanno una mano sul cuore e l’altra sul portafogli. Con la fine dell’emergenza, le limitazioni e gli obblighi insensati sono rimasti appannaggio degli studenti, martiri di una propaganda che continua indisturbata l’opera di brainwashing. Con chirurgica precisione il Governo ha voluto centellinare la socialità ed il contatto fisico, ingredienti necessari per la crescita sana di un individuo. Sono gli abbracci negati per decreto legge, specchio dell’imbarbarimento di una società sempre più vicina alla digitalizzazione dei sentimenti e porta d’accesso a quella quarta rivoluzione industriale invocata da Schwab nelle sue farneticazioni.
E’ il volto feroce del capitalismo prima del suo collasso e, come spesso accade, a pagarne il prezzo sono proprio i più fragili. Le mascherine risultano abolite quasi ovunque, ma negli istituti scolastici vige l’obbligo di coprirsi il volto fino alla chiusura dell’anno accademico. E’ il cencio da mostrare ad ogni occasione, presidio di un regime giunto al suo apogeo, che fatica a restituire le libertà strappate con l’inganno, dopo aver preso gusto al gioco del good cop/bad cop.
C’è della follia in queste misure, eppure l’omertà regna sovrana. Ai tempi del coronavirus, si sa, la verità rivelata non ammette prova contraria e bisogna allinearsi al pensiero unico per non finire crocifissi come nostro Signore. Chi osa porre domande, è un eretico da bruciare sul rogo. Con l’opacità dei dati ci si assicura una macchina del fango ben oliata, il trucco è vecchio ma pur sempre efficace. La scuola resta sotto assedio perché in essa nascono culture, movimenti e cambiamenti che incidono nella realtà di domani. Nessuno si affretta a nasconderlo, hanno persino confessato che il mobbing di Stato contro gli insegnanti, colpevoli di non essersi piegati al vaccino, doveva essere d’esempio per gli studenti. Colpirne uno per educarne cento, il regime scopre le sue carte anche a chi ha creduto ciecamente alla farsa pandemica.
“La violazione di un obbligo non può restare privo di conseguenze. Si tratta di un messaggio forte che si è voluto dare ai nostri giovani, gli insegnanti inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fondano le comunità nelle quali sono inseriti. Il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo, per questo si è dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto degli insegnanti non vaccinati di sostenersi e il loro dovere di non smettere di fornire il corretto esempio”, così il Ministro D’Incà, durante l’interrogazione parlamentare sul rientro in servizio dei docenti non vaccinati. Sadismo di Stato o ritorsioni di regime, difficile coglierne le differenze. Per il Presidente della Società Italiana di Pediatria, Alberto Villani, la mascherina vale come simbolo, come segnale di attenzione. A fargli eco il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che invoca il bavaglio di Stato per il suo forte valore educativo. Insomma, nessuna ragione medica alla base di una scelta che appare abietta oltre che inutile.
Ma non è solo sull’aspetto squisitamente ideologico che la scuola, come luogo del sapere, paga il suo dazio. Recenti studi scientifici hanno fatto emergere un aumento esponenziale della percentuale di disturbi della personalità tra gli adolescenti a causa dei lockdown ripetuti. Negli Stati Uniti si è registrato un aumento del tasso di suicidi infantili di oltre il 1000%, ovunque si sono verificati danni all’apprendimento, nevrosi, incapacità di adattamento ed autolesionismo. In Italia la situazione non è certo incoraggiante. Circa due ragazzi su tre presentano disturbi post-traumatici da stress -siamo in guerra, così hanno dichiarato- per essere stati confinati in casa durante la pandemia.
Le mascherine, sponsorizzate dalla politica come unico baluardo alla diffusione del virus, hanno provocato danni incalcolabili alla psiche ed alla salute dei bimbi, che nulla possono contro misure insensate e pericolose per il loro sviluppo psicofisico. Non è solo la corretta respirazione a venire compromessa da una museruola che mira a spegnere ogni forma di umanità in chi la porta, anche l’espressione del viso risulta danneggiata in maniera irreparabile; in altri termini viene meno tutto l’alfabeto emotivo che, sin dall’infanzia, s’impara a decodificare nell’incontro con l’altro. Con le espressioni del volto il bambino porta ad associare le parole, che vengono pronunciate, con la mimica facciale. Smorfie di paura e di disagio, felicità ed angoscia, ogni libera manifestazione delle proprie emozioni sono congelate e risulta davvero difficile prevedere gli effetti nel lungo termine.
Lo scrive a chiare lettere il Garante dei Diritti dei Minori: “Il permanere di queste misure per un tempo non più ragionevole comporta una evidente violazione di precise norme contenute nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo”. Lo stesso Comitato Tecnico scientifico -prosegue- aveva a suo tempo raccomandato di calibrare l’obbligo di mascherina, prestando attenzione a fattori come la compliance del bambino e prevedendone l’esonero anche in presenza di un generico fastidio riferito dallo scolaro e, comunque, quando sia garantita la distanza di un metro fra i banchi, ed aveva manifestato perplessità in ordine al mantenimento dell’obbligo indistinto di indossare la mascherina anche al banco. Ma non è tutto. L’uso prolungato delle stesse comporta una serie di complicanze che sono emerse da alcuni studi recenti. Problemi dermatologici che si affiancano agli effetti dannosi sulla performance cognitiva di scolari mentre, nel lungo periodo, l’aumento di anidride carbonica è stato collegato a malformazioni fetali, danni al sistema riproduttivo, danni neurologici, cancro, infiammazioni polmonari e cardiovascolari. A conclusione della sua requisitoria il Garante della Provincia Autonoma di Trento non esita a bollare tali misure anacronistiche, visto che negli ultimi mesi ha preso piede una variante di gran lunga meno pericolosa del virus originale. La profilassi, ancora in vigore negli istituti scolastici, rischia di compromettere la salute degli stessi studenti e sorprende che nessuno abbia ancora condannato la crudeltà governativa.
La magistratura dorme o finge di non accorgersi, mentre la lista dei reati si allunga con i morti censurati sulle pagine dei giornali. Nessuna correlazione, minimizzano a Palazzo Chigi. Ed il mantra farebbe persino ridere, se non si stesse consumando una tragicommedia che sembra presa da un romanzo distopico del secolo scorso. L’UNESCO mette in guardia, dal 2020 ci troviamo nel più grande esperimento sociale che ha interessato soprattutto bambini ed adolescenti. I politici eludono le responsabilità, invocano uno stato di emergenza, che non è neppure più in vigore, appellandosi a quel termine inflazionato ed ipocrita che prende il nome di resilienza. In altre parole, la temperanza cristiana, invocata da un cattolicesimo incline alla sofferenza, sembra trasfigurarsi nella resilienza di Stato che l’ha elevata a principio cardine di quel PNRR di cui stentiamo a vedere gli effetti. E’ il gioco verbale, così caro ai regimi totalitari, messo in luce nell’opera di Orwell, scrittore che sulla neo-lingua ha costruito i paradossi del potere. Un lessico che si presta a torsioni di ogni tipo, capace di tradursi nel bi-pensiero, dove un concetto ed il suo opposto appaiono entrambi veri.
La storia si ripete ciclicamente ma non è possibile evitare i disastri del passato. L’aforisma hegeliano è la sua prova inconfutabile: “Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente”. Il processo tuttora in corso cerca di sovvertire l’ordine naturale delle cose, introducendo un sistema che rischia di cancellare ogni forma di misericordia cristiana. Ed il transumanesimo, principio cardine su cui si basa il manifesto di Davos, tiene in ostaggio le nuove generazioni, preparandole ad un futuro fatto di miseria umana e disperazione. Le pecore sono trascinate in un recinto, pronte ad offrire il vello a multinazionali ed aziende legate all’e-commerce. I precetti di questo sapere sono veicolati mediante messaggi rassicuranti e fatti passare per fini caritatevoli: chi non vorrebbe un mondo più green e rispettoso delle diversità?
La pandemia ha insegnato quanto sia facile manovrare le masse, se queste vengono sottoposte al terrorismo psicologico di un’informazione martellante ed unidirezionale. Il crimine più grande si sta consumando nell’indifferenza generale, mentre le nuove leve rischiano di smarrirsi a causa di uno scientismo dai piedi d’argilla. Il senso civico, strombazzato da un gregge che non vede l’ora di sacrificarsi al dogma della medicina, resta solo di facciata e sembra appiccicato con lo sputo dai fanatici dell’obiettivo zero contagi. Un’illusione, questa, che serve a mantenere lo status quo e a non far filtrare le mille contraddizioni di una narrazione oramai alle corde.
L’imperativo categorico è cambiare rotta, si deve scongiurare un futuro raccapricciante che mette angoscia solo a pensarci. Perché, quando una madre costringe il proprio figlio ad indossare una mascherina che impedisce il respiro e ne compromette la salute per un finto bene collettivo, si è davvero al punto di non ritorno. Il mondo, come lo conoscevamo prima, non tornerà più. Risuona ancora nelle nostre orecchie il monito lanciato dai politici nel 2020 e che, nonostante tutto, aveva in sé una grande verità. L’unica, forse, da due anni a questa parte.
Carmine Antonello Villani