La privatizzazione della sanità è già qui
Il re è nudo.
Non sia mai che un bresciano si faccia male magari giocando a pallone o a tennis, magari mentre lavora o si occupa delle faccende di casa, e poi sia costretto a ricorrere al servizio di pronto soccorso dell’ospedale più vicino, scoprirebbe che non può avere incidenti se non ha con sé soldi in contanti o un’assicurazione sulla salute.
E già, siamo al modello americano di gestione della sanità: chi ha i soldi può curarsi chi non li ha …si attacca al tram.
A Brescia è stato istituito il primo servizio di pronto soccorso a pagamento.
E’ stato assicurato dalla direzione generale ospedaliera, che ciò ha il solo scopo di evitare lunghe attese e conseguenti referti medici che, per intenderci, arrivano quando si è già guariti.
Certo è che la valutazione della gravità dell’incidente è subordinata alla capacità economica dello sfortunato paziente.
Ma viene il dubbio solo a me che questa è la logica, fredda e determinata conclusione che si è voluto costruire nel tempo, togliendo sistematicamente fondi alla sanità pubblica così che non dovesse funzionare, e parallelamente è necessario sborsare denaro se si vuole evitare anni di attese per un consulto. Consulto che oltretutto da tempo non è più gratis perché già pagato con le nostre tasse, inoltre il famoso ticket-tariffa ha raggiunto soglie tali da costituire il reale pagamento della prestazione, per cui ormai c’è poca differenza tra l’offerta pubblica a tariffa e l’offerta privata a pagamento.
Tutto perfettamente progettato a tavolino e che ci ha portato verso il modello americano e neo-liberista della privatizzazione dei servizi, che da diritti acquisiti con anni di lotte e sangue, diventano merce da comprare solo da chi se lo può permettere.
E allora inculcheranno nelle menti degli studenti, dai primi anni di scuola, che se si vuole vivere senza problemi è necessario lavorare e ancora lavorare per fare tanti soldi per pagare i mutui, i debiti e le spese mediche.
Ed è irrilevante se per riuscire a guadagnare di più è necessario imbrogliare, truffare e speculare, anzi è indice di furbizia.
Oppure è meglio non possedere nulla, non avere spese e quindi, essere felici…copione distopico e patologico che avrebbe fatto sussultare anche il mitico Sigmund Freud.
Carlo Ceresoli