Adda passà ‘a nuttata
Come si fa a non amare il teatro.
Quando posso ci vado con grande piacere. Sono un appassionato e non un critico specialista del settore, sono un semplice neofita.
Quindi non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione del 15° Festival Nazionale ‘Teatro XS’ Città di Salerno 2024, organizzato dalla Compagnia dell’Eclissi al Teatro Genovesi.
Domenica 4 febbraio ho visto lo spettacolo “Uscita d’Emergenza” opera prima del noto drammaturgo napoletano Manlio Santanelli, dottore in giurisprudenza che ha lavorato in Rai per quasi 20 anni, oggi ha più di ottant’anni.
La commedia è stata messa in scena dalla compagnia ‘ArTeatro&Teatro99Posti’.
La regia è stata di Gianni Di Nardo, i due personaggi Cirillo e Pacebbene sono stati interpretati dagli attori Paolo Capozzo e Alfonso Grassi.
Mi sono molto piaciuti entrambi. Credo che questa commedia non sia stata semplice da portare in scena per diversi motivi: è un atto unico, la scena è sempre e solo quella e finanche piuttosto angusta, due soli sono i personaggi che in quello spazio spartano, ma simbolico, devono raccontare della difficoltà di vivere con loro stessi e di relazionarsi con l’altro.
Ho trovato i dialoghi e lo svolgersi degli eventi a volte abilmente scollegati tra loro. Mi hanno ricordato le caratteristiche del teatro dell’assurdo che fondava le basi sulla apparente illogicità dello scorrere dei fatti e dei dialoghi. L’effetto finale è stato di sicura fascinazione.
Sono stati molto bravi i due attori a sostenere quella emotività necessaria per rappresentare una realtà distopica, lasciando immaginare un mondo terribile oltre quell’uscio e parimenti un mondo interiore che ha l’esigenza di manifestarsi seppur in una piccola casa, malsana e sull’orlo del decadimento a causa delle conseguenze del fenomeno del bradisismo, che ancora interessa l’intera area di Napoli. E’ come una spada di Damocle sulla testa della città e dei suoi abitanti, che incute paura e preoccupazione, usate simbolicamente per non uscire di casa, per non lasciare l’unica zona di comfort che i due personaggi riconoscono come propria. Un circolo vizioso reso drammaticamente possibile dalla forzata convivenza tra due persone diverse tra loro che devono imparare a fidarsi l’uno dell’altro e allora si spiano, si contrastano apertamente, si provocano, fino far passare il tempo, a passare una vita senza sorprese e senza impegni.
Si capisce la loro rinuncia alle responsabilità sociali e personali, che si diluisce nel confronto ostile ed allo stesso tempo complice dei due uomini impauriti e delusi dalla vita, impegnati a vivere la giornata e arrivare fino a sera.
Sono stati bravi e mi è piaciuta molto…e come diceva il grande Edoardo “…adda passà ‘a nuttata…”.
Carlo Ceresoli