Biden e il segreto della composizione dei sieri magici
In quello che è il suo sonetto più famoso, Cecco Angiolieri, senese contemporaneo di Dante, afferma che, se fosse imperatore, taglierebbe la testa a tutti.
Al di là dell’ovvio eccesso, peraltro perfettamente coerente con la personalità del poeta, chissà se una procedura del genere potrebbe costituire una sorta di disinfezione applicata all’allevamento umano di cui facciamo, non di rado volontariamente e con gioia, parte. Certo, la decapitazione di massa sarebbe orrendamente illegale, ma credo che oggi siamo tutti addestrati ad accettare di buon grado l’illegalità e, anzi, molti sono disposti a dare la vita loro e della prole proprio perché questa condizione si perpetui.
A proposito d’illegalità o, forse, sarebbe più corretto dire a proposito d’illegittimità, visto che la legalità è stabilita da dettati partoriti dall’Uomo, mutevole com’è, e la legittimità la decide la Natura con quello che si chiama diritto naturale, Joseph Robinette Biden Jr., detto Joe, presidente USA in via di putrefazione politica per volere di una straripante maggioranza di suoi connazionali, sta firmando documenti in articulo mortis.
Nel 2020 il grande statista concesse graziosamente alle ditte farmaceutiche la licenza di produrre e diffondere, anche in modo non proprio delicato (ma quando ci vuole…), liquidi privi di qualunque sperimentazione perché fossero iniettati negli esseri umani. E, per educata concessione, questi restavano pudicamente al riparo di chiunque fosse curioso di vedere ciò che si cela sotto il vestito. Fino a ieri il regalo aveva fortunatamente goduto di una dozzina di proroghe sulla scadenza, ma oggi, forse per far fronte a impegni che per un uomo d’onore sono inderogabili, la proroga è stata estesa all’anno 2029.
Una manna per la salute e per la sopravvivenza dei benefattori che ci regalano farmaci salvavita, visto che gli americani, ingiustamente, si agitano. Questi incontentabili si lagnano per certi effetti che considerano fastidiosi provocati a loro dire dalle somministrazioni, senza rendersi conto che tutto è stato fatto per il loro bene. Una manna perché il 20 gennaio prossimo potrebbe arrivare al ministero della salute USA un tale che minaccia di sbirciare in modo blasfemo sotto la gonna di quei liquidi miracolosi, e vedi mai che comincino a fioccare le sentenze di risarcimento per chi, egoisticamente, non è disposto a soffrire un pochino per il bene comune. Ad oggi il cosiddetto Vaccine Injury Compensation Program creato nel 1986 risarcisce chi ha avuto guai dai vaccini, ma sono esclusi i prodotti anti-Covid19. Il che, da un certo punto di vista, è corretto: come chiunque abbia nozioni di tecnica farmaceutica sa, quelli non hanno nulla a che fare con i vaccini. Se mai quei prodotti innovativi regalatici dall’ingegno umano venissero introdotti nel programma, ci sarebbe qualche problema da affrontare. Se, poi, chi arriverà disporrà le analisi del caso, e questo su tutti i vaccini, veri o sedicenti tali che siano, i problemi si aggraverebbero.
Così, con saggezza, AstraZeneca ha deciso di dedicarsi ad altro che non sia quel pasticciaccio brutto, mentre Biden, annaspando eroicamente, fa quello che può per salvarci, e lo fa anche rischiando coraggiosamente quella figura che, in altri contesti, strappò una nota esclamazione al grande Emilio Fede.
Stefano Montanari