Diesel o benzina…..forse e’ meglio la bicicletta

Diesel o benzina…..forse e’ meglio la bicicletta

Nel 1884 fu costruita la prima autovettura da strada a motore a vapore alimentata da carbone, legno e carta.

Sempre in quell’ anno, lo scienziato italiano Enrico Bernardi assemblava un prototipo di veicolo a tre ruote con motore a benzina.

Qualche anno dopo l’ingegnere tedesco Karl Benz realizzò il primo veicolo con motore a combustione interna e per questo è considerato il pioniere inventore dell’automobile moderna.

Nel 1892 un altro ingegnere tedesco Rudolf Diesel brevettò un nuovo motore che preludeva al moderno motore diesel.

E così cominciarono le prime gare automobilistiche, ma, ironia della sorte, il primo record di velocità ufficialmente registrato di 63 km orari è attribuito ad un auto elettrica, sì c’erano già le auto elettriche, la prima fu inventata dallo scienziato scozzese Robert Anderson nel 1839.

Ma è all’inizio del ventesimo secolo, intorno alla prima guerra mondiale che l’auto a benzina si diffuse in America con la “Ford” , in Italia con la “Fiat” ed in Germania con la “Volkswagen”.

In America, l’industriale Henry Ford ebbe l’idea di impiantare una produzione accelerata quindi affidò al suo connazionale ingegnere ed imprenditore Frederick Taylor il compito di studiare le metodologie di lavoro più efficaci ed efficienti che avrebbero garantito un risparmio dei tempi e dei costi di produzione, nacque la catena di montaggio, magistralmente ironizzata da Charlie Chaplin nel film “Tempi Moderni”.

Dopo la seconda guerra mondiale si sviluppò il motore ad iniezione e con lo smantellamento dell’industria bellica ed il successivo boom economico, l’automobile si diffuse divenendo anche il simbolo del tenore di vita personale.

Con la crisi del petrolio del 1973,  l’imprenditoria automobilistica si rivolse alla produzione di auto alimentate non solo a benzina ma anche a gasolio, a gas ed elettricità.

E’ facilmente comprensibile che i Paesi del mondo che possiedono le energie primarie come il petrolio, da cui deriva la benzina ed il gasolio, il gas e le batterie elettriche, sono quelli che determinano i prezzi e le regole del mercato per l’approvvigionamento dei carburanti. E l’Italia dipende da essi per gran parte delle importazioni.

Per il 5 febbraio che sta per venire sono previste nuove chiusure al mercato di scambio verso la Federazione Russa. Scatterà, infatti l’embargo dei prodotti raffinati provenienti dalla Russia. L’Europa ne sospenderà l’importazione  di circa un milione di barili al giorno. Al momento la domanda di diesel o gasolio è di 7 barili al giorno.

L’Europa negli ultimi mesi scorsi ha importato proprio dalla Russia una media di circa 800mila barili di gasolio al giorno e 210mila barili dagli USA.

Paradossalmente l’Italia importava dalla Russia solo il 5% di gasolio o diesel questo perché a fronte di un consumo interno pari a 55 milioni di tonnellate di prodotti raffinati, grazie al lavoro dei 13 impianti di raffineria attivi sul territorio nazionale  si riesce a raffinarne quasi 71 milioni di tonnellate e si può arrivare fino a 88 milioni di tonnellate a pieno regime.

Questo però non farà abbassare il costo dei carburanti perché il prodotto raffinato italiano sarà venduto agli altri Paesi europei   come la Germania, la cui dipendenza dal gasolio russo è pari al 30%, o la Francia e l’Olanda che ne importano il 27% dai russi..

I prezzi futuri sono previsti in aumento anche tenuto conto che la partnership tra Arabia Saudita ed USA ha subito una forte flessione che ha consentito agli arabi di stipulare accordi commerciali preferenziali proprio con la Federazione Russa.

A novembre scorso, il gruppo dei paesi considerati più industrializzati che formano il G7: Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, si sono incontrati ad Eltville in Germania  ed hanno stabilito un tetto al prezzo di acquisto del petrolio greggio fissato a 60 dollari al barile ma si discute di fissare un secondo “cap price” al prezzo del prodotto raffinato proveniente dalla Russia, sdoppiando il prezzo per il più costoso diesel dal  più economico gpl.

La critica oggettiva si muove intorno alla domanda “bloccare le importazioni dalla Russia serve veramente ad indebolire l’economia russa e ridurla a miti consigli?”.

La risposta altrettanto oggettiva è che la Russia ha sopperito rivolgendosi al mercato asiatico di Cina ed India, formulando patti vantaggiosi con i ricchi  produttori di petrolio del Medio Oriente come l’Arabia Saudita.

Come al solito a pagarne le spese siamo noi europei, noi italiani in particolare poiché sul costo dei carburanti gravano una serie di 16 accise che risalgono fino al finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-36.

Il loro impatto sui costi si può riassumere così:

  • Benzina: 1.813,58 euro di cui 728,40 (accisa), 327,04 (Iva) e 758,14 (netto);
  • Gasolio auto: 1.863,68 euro di cui 617,40 (accisa), 336,07 (Iva) e 910,21 (netto);
  • Gpl: 799,71 euro di cui 147,27 (accisa), 144,21 (Iva) e 508,23 (netto).

Le accise rappresentano il 58,2% del prezzo che si paga per la benzina e al 51,1% di quello del gasolio per diesel.

Ho deciso, sono andato nello sgabuzzino ed ho tirato fuori la mia vecchia bicicletta. La pulirò, la olierò per bene e la userò finalmente…sperando che non mettano una tassa sui raggi delle ruote delle biciclette a pedali.

Carlo Ceresoli

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