Il nuovo vecchio governo del bel Paese
Ad oltre due settimane dalle elezioni politiche, che hanno decretato una potenziale maggioranza di governo del centro destra con Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Noi con l’Italia e Unione di Centro, sembra prendere corpo la nuova squadra di politici professionisti e di tecnici che dovranno dirigere il timone verso una rotta diversa e alternativa alla linea imposta dagli ultimi pseudo-statisti, oppure ripercorrere esattamente o parzialmente le stesse linee programmatiche molto care alla UE, alla Nato ed ai poteri neoliberali anglosassoni della finanza atlantista.
Un primo vergognoso avvertimento, nemmeno malcelato, è sceso dallo scranno alto di Bruxelles, quando la signora in giallo-blu ha ammonito che se il nuovo governo italiano non imporrà al popolo la stessa linea politica assicurata dall’uscente Draghi, l’UE userà gli strumenti costrittivi adeguati.
Come di consuetudine c’è stata una comunicazione istituzionale tra la candidata premier Meloni, leader di FdI, e l’ex capo del Governo Draghi che opportunamente ha temporeggiato sull’attuazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, lasciando la patata bollente nelle mani di chi gli succederà .
Ecco perché dai nomi in lizza a capo dei ministeri è possibile capire quale sarà il sentiero che il nuovo esecutivo ha intenzione di percorrere.
Dal vertice dei capi centristi tenutosi ad Arcore è emerso il quadro possibile e condiviso da presentare a Mattarella al Quirinale fra un paio di giorni.
La presidenza del Senato dovrebbe andare al veterano Ignazio La Russa di FdI, quella della Camera di Montecitorio a Riccardo Molinari, piemontese trentanovenne con laurea in giurisprudenza, risulta indagato dal settembre 2021 per falsificazione di materiale elettorale.
Il nuovo ministro degli Esteri sarebbe Antonio Tajani, 69 anni, laurea in giurisprudenza, presidente del parlamento europeo dal 2017, si dichiara contro la liberalizzazione della cannabis e della eutanasia, è stato un attivista per la monarchia da sempre a favore del rientro in Italia dei membri maschi di casa Savoia.
Il Ministero della Difesa è appannaggio di Adolfo Urso di FdI, 65 anni sociologo e giornalista da sempre politico di destra.
Al delicato ministero della Salute c’è il nome dell’ex direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dei Medicinali –EMA, il medico padovano Guido Rasi, fino al 2019 anche presidente dell’ICMRA –International Coalition of Medicines Regulatory Authorities, un’associazione tra i capi delle 28 maggiori autorità regolatorie mondiali, con il compito di fornire a tutti i governi strategie e normative comuni per contrastare le crisi globali.
Il papabile ministro della Giustizia è il magistrato Carlo Nordio, 75enne friulano, neo-eletto alla Camera nel collegio uninominale di Treviso nelle liste di FdI.
Non c’è ancora accordo su chi dovrà amministrare l’Economia. Spunta il nome di Giulio Tremonti presidente di Aspen Institute Italia, l’associazione privata finanziata dalla Rockefeller Brothers Fund, dalla Carnegie Corporation e dalla Ford Foundation, con sede negli Usa a Washington D.C., con i campus ad Aspen in Colorado e nel Maryland. L’organizzazione fondata nel 1950 con lo scopo di forgiare menti illuminate destinate ai governi nel mondo, coordina le attività di altri centri in Francia, Germania, Giappone, India, Romania, Spagna, Repubblica Ceca, Messico e finanche in Ucraina.
Altri nomi per guidare il ministero dell’Economia sono Fabio Panetta economista e banchiere, direttore della Banca d’Italia e membro del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, oppure Dario Scannapieco amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti, ed il leghista Giancarlo Giorgetti 55enne laureato in economia aziendale alla Bocconi.
La proposta della Meloni per il ministero del Lavoro è il professore romano Maurizio Leo, laureato in giurisprudenza, deputato dal 2001 ed eletto il 25 settembre nel plurinominale in Sicilia.
In piazza del Viminale al Ministero dell’Interno si fa il nome dell’ex capo di gabinetto di Salvini, Matteo Piantedosi attuale prefetto di Roma.
Per il riconfermato ministero della transizione Ecologica, il coordinatore nazionale di FdI Crosetto propone l’imprenditore napoletano Antonio D’amato presidente di confindustria dal 2000 al 2004.
Per il ministero dell’Istruzione si fa il nome della infermiera militante di Forza Italia Licia Ronzulli, già nota alle cronache per le sue decise ed ostinate affermazioni in favore della gestione pandemica e sierologica degli ultimi governi.
Il vice-premier del Consiglio dovrebbe essere Salvini il quale sarebbe a capo anche del ministero dell’Agricoltura con delega ai fondi del pnrr.
La lega e FdI si contendono i ministeri della Famiglia con Erika Stefani o Giulia Bongiorno per i primi e Isabella Rauti per i secondi.
Per il ministero del Sud sono in corsa il presidente della Sicilia Nello Musumeci e l’ingegnere ex sindaco di Pavia con Forza Italia Alessandro Cattaneo.
L’ex presidente della Regione Puglia e già ministro degli Affari Regionali fino al 2011, Raffaele Fitto, oggi co-presidente del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei è proposto a capo del Ministero per gli Affari Europei.
Il vice-presidente della Camera l’architetto romano Fabio Rampelli di FdI è in corsa per il ministero dell’Ambiente.
Al ministero dei Beni Culturali è probabile la guida di Giampaolo Rossi in quota FdI, ex consigliere d’amministrazione della RAI, noto per alcune sue posizioni contro Mattarella paragonato a Dracula e per il suo convincimento che “…la rivoluzione ucraina fu un colpo di stato finanziato da Obama…”.
Infine per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio sono in lizza l’economista siciliano Giovanbattista Fazzolari senatore in carica di FdI, e Guido Crosetto sottosegretario di Sato fino al 2011, diplomato al liceo classico di Cuneo.
L’opinione diffusa è che poco conta la scelta dei nomi, il vero dilemma è verificare se la minacciosa UE, l’invadente Nato e gli oppressivi potentati della finanza neoliberista consentiranno al nascente Governo italiano di recuperare la perduta sovranità ed una dignità individuale ripristinando uno stato di diritto mortificato e vilipeso.
Il rischio è dare ancora ragione a Tomasi di Lampedusa che nel romanzo “Il Gattopardo” fa dire a Tancredi, nipote del principe Fabrizio Salina la famosa frase: “…Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi…”.
Ai posteri.
Carlo Ceresoli