L’amministrazione di Milano nega la cittadinanza onoraria a Julian Assange
Roma, Napoli, Bari, Bologna, Reggio Emilia, Ivrea ed altre decine di comuni italiani hanno concesso la cittadinanza onoraria al perseguitato dagli americani Julian Paul Hawkins Assange nato a Townsville in Australia il 3 luglio del 1971. Milano no! Con 12 voti contrari, 7 favorevoli e ben 6 astenuti, gli ignavi Dante li ha sistemati nell’anticamera dell’Inferno, la prima mozione all’ordine del giorno del consiglio comunale di Milano è stata respinta.
Certo che è strano che il comune lombardo guidato da una amministrazione di centro sinistra, Il sindaco Sala è del pd, con un consiglio composto da 48 consiglieri ma presenti solo 25, abbia votato contro la proposta del suo collega del pd Rosario Pantaleo.
Sono i misteri della politica, se questa esiste ancora nel significato classico della polis ethica.
Intanto, a parte la figuraccia degli amministratori di palazzo Marino, mentre tanti cittadini milanesi protestavano e spingevano per il provvedimento in favore del coraggioso giornalista, Assange è rinchiuso da cinque anni nel carcere londinese di massima sicurezza Belmarsh, dove è costretto in una cella di sei mq ed un’ora d’aria al giorno.
L’’Alta Corte di Londra sta per decidere sul ricorso, ennesimo tentativo dei suoi avvocati e di sua moglie Stella per evitare l’estradizione nel far west americano, dove l’aspettano per impiccarlo ad un albero in puro stile Ku Klux Klan, oppure farlo assassinare da un addestrato esaltato pseudo-patriota americano.
Se fosse possibile chiedere al popolo milanese, e non a chi li amministra, di decidere in merito alla cittadinanza onoraria ad Assange, oppure ai londinesi, e non ai giudici, sulla estradizione del giornalista esempio per tutti, o finanche ai cittadini liberi del mondo intero, e non al mainstream, sulla libertà del freelance australiano, sono certo che Assange sarebbe libero da sempre, anzi gli saremmo tutti grati per aver scoperchiato quelle verità che i guerrafondai statunitensi e anglosassoni avrebbero voluto tenerci nascoste.
Questa terribile storia di Julian Assange rappresenta la decadenza di un sistema di potere che è ormai agli ultimi colpi di coda. Sempre più cittadini nel mondo hanno aperto gli occhi e capiscono finalmente cosa è successo negli ultimi due secoli e cosa vogliono realizzare questi ricchi potentati distopici.
Sono ormai convinto che il cambiamento sociale in atto ha le caratteristiche paradigmatiche del bene contro il male, del giusto contro il sopruso, del solidale contro l’interesse personale. E forse la battaglia di sempre, e come tutti gli scontri non sarà indolore. Ognuno di noi deve scegliere di avere il coraggio si stare dalla parte del giusto e del buono, anche se questo può comportare il rischio della propria vita…ma che vita sarebbe sapendo di non poterla vivere liberamente, secondo i diritto naturale per il solo fatto di essere nati in questo mondo come tutti, e come tutti nasciamo liberi e nessuno può obbligarci a comportamenti che possano danneggiarci favorendo altri individui nati con i nostri stessi diritti.
Io non ci sto… e combatterò fine alla fine per non lasciare un mondo infame e nulla d’intentato per evitarlo. Facciamolo tutti… uniti.
Carlo Ceresoli