L’Autonomia…nell’indifferenziata

L’Autonomia…nell’indifferenziata

E’ il 2001 ed il ministro della funzione pubblica Francesco Bassanini tanto spinse che il governo presieduto da Giuliano Amato portò a compimento la riforma del titolo V della Costituzione con la legge n°3.

Sui principi della devolution e del decentramento amministrativo, tanto cari alla Lega, furono ridistribuite le competenze dello Stato che investirono gli 8mila Comuni d’Italia ma soprattutto le 20 Regioni.

Lo scopo della riforma secondo Bassanini era lo snellimento della burocrazia, alla fine invece si sono costituiti nuovi ed inamovibili ulteriori centri di potere.

Quello è stato un passo decisivo verso l’autonomia di questi centri di potere che si traduce in ultima analisi nella capacità di espletare i servizi pubblici essenziali. La conseguenza è la determinazione di cittadini tutti residenti sul suolo italiano ma che militano in categorie differenti: chi è in serie A, chi in serie B, chi in C e chi neppure può giocare.

Il punto è che il Paese Italia ha avuto una storia che ha prodotto una diseguaglianza rispetto alle condizioni di vita dei cittadini, insomma ci sono regioni più ricche al nord e regioni più povere al sud. Questo a dispetto della situazione storica del 19simo secolo che era assolutamente ribaltata. Link.

Il mese scorso è passato alle Camere il disegno di legge presentato dal ministro degli affari regionali il leghista Roberto Calderoli. L’iter previsto nel disegno di legge approvato non prevede il voto in Parlamento, per questo motivo nell’aula di Montecitorio è scoppiata una vera e propria rissa, non che sia una novità, che ha portato alla denuncia di cinque parlamentari per percosse e violenza fisica. Link

Certo è che questa legge è piuttosto divisa già prima di entrare in vigore. Sarà perché a proporla è un pluricondannato per razzismo che non sconterà mai la pena,  sappiamo come funziona a quei livelli: avvocati esperti di cavilli e prescrizione del reato, che arriverà inesorabilmente a dicembre. Sarà perché il segretario nazionale della Lega, il partito che tanto anela a questa autonomia ha patteggiato una condanna per razzismo contro i meridionali e quindi, un po’ preoccupa che proprio loro abbiano il compito di proporre una legge che dovrebbe essere nell’interesse di tutta l’Italia unita e che modificherebbe la Costituzione.

Entrando nel merito però la questione si complica ancora di più …se possibile.

Il disegno di legge del pluri-condannato Calderoli prevede il trasferimento di 23 competenze dallo Stato alle Regioni. Vuol dire che i servizi che il governo deve garantire ai cittadini, invece che gestiti dal ministero competente passano alla gestione degli assessorati regionali. Perché ciò si realizzi è chiaro che i fondi necessari devono essere trasferiti alle regioni e non più incamerati nelle casse statali.

Il 28 febbraio 2018 il governo Gentiloni firma un patto con il governatore leghista del Veneto Luca Zaia. Il documento, che è stato tenuto segreto al Parlamento italiano, descrive le future regole dell’autonomia differenziata. Infatti precisa che i soldi statali da destinare alle regioni per i servizi pubblici devono essere proporzionati al gettito fiscale.

Il gettito fiscale è l’insieme delle entrate dello Stato derivanti dalle imposte sui consumi, sul lavoro e sul capitale che tutti i cittadini devono pagare. Appare evidente che ci sono regioni dove i cittadini consumano di più perché hanno più soldi perché c’è più lavoro quindi sono più ricche di altre regioni, queste  restituiscono allo Stato  più soldi delle altre.

Questo significa che se una regione restituisce, ad esempio, 3€ e lo Stato deve deviare i fondi agli assessorati regionali per comprare ad esempio una penna che costa 1€, quella regione ne riceverà la cifra proporzionata al suo gettito fiscale e cioè 3€, per comprare una penna da 1€, cosa ne farà degli altri 2€? Alimenteranno il suo capitale regionale già ricco. Ma il problema sta nel fatto che con questa regola non ci saranno soldi per tutte le regioni che sono obbligate tutte a garantire i servizi pubblici. Tradotto ci saranno regioni di serie A e regioni di serie B, dividendo finalmente l’Italia così come i leghisti volevano che succedesse da sempre.  Le regioni con meno lavoro, meno capitali e mono consumi, per garantire i servizi a tutti dovranno necessariamente aumentare le tasse regionali, alimentando ancora di più il divario tra i cittadini italiani più fortunati a vivere in un determinato territorio che in un altro, spesso quello del sud Italia.

Un’altra intesa di questo accordo Gentiloni – Zaia   prevede che tutti beni demaniali statali che si trovano all’interno del territorio regionale, devono diventare demanio, quindi proprietà di quelle regioni. Vuol dire che  tutto ciò che è stato costruito o gestito utilizzando i soldi di tutti gli italiani diventerà di proprietà solo di quelle regioni dove il bene insiste. Per esempio: l’autostrada del sole A1, 760km che collegano Milano e Napoli attraversando l’Emilia Romagna, la Toscana ed il Lazio è stata costruita nel 1964 utilizzando i soldi di tutti i cittadini italiani. Con questo accordo il tratto che resta in Lombardia o nelle altre regioni interessate, diventa di proprietà della regione Lombardia e dei soli cittadini  lombardi. Oltre al fatto che resta incomprensibile come un bene demaniale pagato con i soldi di tutti i cittadini italiani diventi di proprietà di solo parte di essi, si potrebbe altresì realizzare che ogni regione può decidere un pedaggio per percorrere l’autostrada del sole nel tratto di proprietà; potremmo ritrovarci i caselli e pagare  agli ingressi di ogni regione, magari pedaggio l’uno diverso dall’altro.

Un altro problema è rappresentato dal numero e dalla qualità delle competenze che andrebbero trasferite alle regioni. In teoria sarebbero 23 ma analizzando il documento si contano circa 500 sotto-competenze. Addirittura ci sono regioni che vogliono intraprendere una propria politica estera.

La legge Delega al Governo in materia di federalismo fiscale n°42 del 2009, all’art. 20 comma 2 stabilisce che deve essere una legge dello Stato a determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), senza i quali non è possibile pianificare alcuna autonomia differenziata. In definitiva se prima non si decidono quali sono i livelli base per assicurare a tutti i cittadini italiani gli stessi diritti rispetto all’assistenza sanitaria, alla scuola, alla mobilità, ai trasporti,  alla difesa, alla protezione civile, insomma a tutti gli ambiti del funzionamento di una società civile così come previsto dall’art. 117 comma 2 lett. m) della Costituzione, se ciò non avviene allora non è possibile attuare alcuna autonomia differenziata.

La legge di bilancio 2023 n°197 ha quindi predisposto la procedura per determinare i LEP garantiti su tutto il territorio nazionale , nonché i loro costi e fabbisogni standard.

Allora il tollerante cosmopolita Calderoli, a maggio 2023 come previsto dalla citata norma procedurale,  ha istituito la Commissione Cassese, composta da 61 politici appartenenti alle più alte cariche dello Stato. Questi Signori tecnici hanno il compito di colmare la “vacatio legis” che dura da 22 anni e così in pochi mesi nell’ottobre 2023, sfornano una definizione dei LEP che dovrebbe dare inizio alla tanto agognata, da loro, autonomia differenziata.

Ma questo è solo il primo passo perché garantire i diritti di base a tutti gli italiani ha un costo e i LEP vanno finanziati. Ecco un primo problema: il Ministro Boccia che ha preceduto Calderoli ha ordinato una ricerca in merito alla quale è emerso che per sostenere economicamente i diritti all’assistenza sanitaria, ai trasporti ed all’istruzione, solo tre dei ventitré ambiti sociali, sono necessari 100 miliardi l’anno. Allora il colpo di scena: il ministro per il Sud Raffaele Fitto mette a disposizione del collega Calderoli i fondi “Coesione e Sviluppo” destinati esclusivamente per sostenere il territorio ed i cittadini del meridione d’Italia.

La chicca: per realizzare l’autonomia differenziata che vuole il Nord si usano i soldi destinati al Sud, di supporto  a 20 milioni di italiani.

Definizione di LEP: art. 116.3 Cost. “soglia costituzionalmente necessaria e costituiscono il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti su tutto il territorio nazionale e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari fra lo Stato e le autonomie territoriali e per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali”.

Viva l’Italia.

Carlo Ceresoli

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