Nonostante i progressi della medicina, ci si ammala di più e di malattie più gravi
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Vivere, oggi più che mai, è sempre più complicato; tra problemi economici, sociali e relazionali, troviamo sempre più difficoltà a vivere con tranquillità e spesso ci ammaliamo.
Ma ci sarà una relazione tra le situazioni che stiamo attraversando e la malattia che improvvisamente ci colpisce?
L’uomo, fin dalla notte dei tempi, ha dovuto imparare a sopravvivere cercando di soddisfare i bisogni primari, quelli indispensabili per restare in vita: nutrirsi, ripararsi, difendersi. Non sarebbe arrivato fin qui se la natura non avesse sviluppato delle capacità particolari per superare di volta in volta gli ostacoli incontrati.
Anche se attualmente le condizioni di vita, nel mondo occidentale, sono molto migliorate e quindi la sopravvivenza in qualche modo è assicurata, il male di vivere si fa sempre più sentire. Tante sono le persone insoddisfatte della loro esistenza, che vivono situazioni problematiche sul lavoro, in famiglia e tante sono le paure che ci troviamo ad affrontare giorno per giorno. Paura di perdere il lavoro, di non avere abbastanza denaro, di attacchi terroristici, di minacce di guerre, di ammalarsi a causa dell’inquinamento e quant’altro. Molte di queste paure non sono reali, ma
immaginarie e spesso indotte dai mass media. Reali o immaginarie che siano, tutte queste percezioni, che ci fanno sentire in pericolo, separati gli uni dagli altri, guardinghi verso chi è diverso da noi, timorosi che qualcuno possa farci del male o privarci dei nostri beni, ci creano situazioni di stress psicologico che avranno ripercussioni sulla nostra salute.
Ma allora cosa possiamo fare?
E’ pur vero che molti avvenimenti ci accadono e ci colgono di sorpresa, ma dobbiamo imparare a riprenderci velocemente e a non dare eccessiva importanza a quello che è successo.
Se abbiamo un problema da risolvere, siamo concentrati sul trovare una soluzione, perdiamo l’appetito, dormiamo poco e pensiamo continuamente ad esso. Ci troviamo in una situazione di forte stress, nella fase di simpaticotonia,
cioè tutte le nostre funzioni sono accelerate, il nostro stato di allerta è alto.
Poi quando abbiamo trovato la soluzione o, nel caso in cui non c’è soluzione, ci siamo rassegnati, ci tranquillizziamo e riprendiamo a mangiare, a dormire, ma il nostro corpo è stanco, è spossato ed ha bisogno di recuperare le forze; siamo nella fase di vagotonia, che segue quella simpaticotonica prima di tornare alla normalità. Durante questa fase ci sentiamo deboli, a volte abbiamo febbre ed altri sintomi più o meno gravi a seconda della durata e dell’intensità della prima fase.
Allora ci rechiamo dal medico che ci diagnosticherà questa o quell’altra malattia. In realtà la malattia è iniziata prima, anche se non manifestava sintomi perché tutto l’organismo era impegnato nel risolvere ciò che era accaduto.
Una volta superato l’ostacolo, che ha attivato un programma speciale in un determinato organo, il corpo ha bisogno di riprendersi e di portare a compimento il programma. Possiamo, quindi, dire che la malattia presenta due fasi, la prima in cui c’è un conflitto in atto e che non manifesta sintomi, la seconda in cui il corpo sta guarendo recuperando il suo stato di normalità.
Ognuno di noi reagisce agli eventi in un particolare modo che è sempre lo stesso e rappresenta il suo conflitto di base da superare. I conflitti che viviamo giorno per giorno ci plasmano, ci modellano sono come le guerre e le rivoluzioni che abbattono lo” status quo” per creare un nuovo equilibrio, un nuovo ordine.
E allora cosa fare?
E’ necessario cambiare quegli aspetti del nostro carattere, della nostra personalità consolidatisi nel tempo e che rappresentano il nostro modo di reagire al mondo. Questi che in passato ci hanno permesso di superare una difficoltà, ora non sono più funzionali e ci mantengono in uno stato di continuo stress logorando il nostro organismo.
Lo stress è utile alla sopravvivenza quando ha come obiettivo il superamento di una situazione di emergenza, ma poi deve rientrare e tutto ritornare alla normalità. Come quando mentre stiamo guidando tranquilli per una stradina di campagna e ci accingiamo a superare un carretto, sopraggiunge un camioncino sulla corsia opposta e dobbiamo accelerare e ritornare sulla nostra carreggiata per proseguire poi tranquilli la nostra passeggiata godendoci il paesaggio.
Le sofferenze dovute alle malattie sono gli effetti delle guerre che ingaggiamo contro i processi di trasformazione che avvengono dentro di noi ai quali opponiamo resistenza.
Dobbiamo essere flessibili, non rigidi, capaci di adattarci alle situazioni nuove ed improvvise, accettando ciò che non si può cambiare e attuando il cambiamento dentro di noi. Evolvere, quindi, verso una personalità più accogliente ed inclusiva capace di capire le ragioni dell’altro, di non colpevolizzarsi e di perdonare i torti subiti. Comprendere che abbiamo tutti il diritto di vivere senza paure, in armonia con noi stessi e con il resto del creato essendo parte di un tutto.
Enrichetta Parrilli. Biologa