Paesi di carta e Paesi d’acciaio
La settimana scorsa Macron, con un colpo di imperio e autorità, impone la riforma delle pensioni ai francesi. Innalza in modo assolutamente antipopolare l’età minima da 62 a 64 anni. Di fatti questa oculata scelta politica diminuisce da un lato i posti di lavoro a disposizione per i più giovani, dall’altro lato allunga il periodo di spremitura dei lavoratori già ultra sessantenni. La scusa ormai ridicola sarebbe l’aumento dell’età media demografica; risibile perché se si devono trovare 5 miliardi per sostenere spese sociali non ci sono, se invece devono uscire 5 miliardi per guerre o altro: ma anche 20 no problem. Come vedete, non bisogna essere geni per comprendere o prevedere gli effetti e reazioni di una simile scelta; è infatti sempre più chiaro come governi e governanti abbiano ingaggiato una vera e truce guerra d’élite mondialista contro i popoli. Popoli sempre più svegli e sensibili sia alla realtà dei fatti che alle sue autentiche liturgie e mandanti. Questo piatto forte presidenzialista o dittatoriale della “nuova nouvelle couisine” macroniana viene servito senza l’assaggio e il consenso del parlamento ai nostri cugini francesi; i quali da finissimi buongustai, non gradiscono oltraggi al galateo, stracciano il conto e mettono a ferro e fuoco la maliziosa osteria verticista, che si è impossessata dell’Eliseo. Oltre il contenuto già provocatorio della riforma in se, ha scatenato l’ira dei francesi da giorni in piazza in assetto da guerriglia urbana, proprio la scelta di Macron di non consultare il parlamento. Un “io decido e io impongo” che nel Paese del “libertè egualitè fraternitè” è diventata una provocazione assoluta, peggio di una fiaccola accesa lanciata in un deposito stracolmo di esplosivi ad alto potenziale. Le tensioni sociali in tempi di crisi e povertà sono esacerbate da 2 anni di pandemia, ma evidentemente l’Eliseo e i suoi veri padroni vivono su un altro pianeta e lavorano per altri fini ormai vergognosamente antipopolari. La Francia è uno Stato o una Nazione con un popolo forgiatosi tra rivoluzioni, resistenze belliche e un’identità culturale secolare. Forse proprio in questo crogiolo di eventi risiede la spiegazione dell’indole rivoluzionaria dei francesi, i quali spesso e volentieri scendono in piazza e non per dialogare con chi li opprime. È inutile sostenerlo, gli italiani non sono un popolo, mai lo saranno, perché il nostro “Stato” fu costruito abusivamente a tavolino nelle ottocentesche logge massoniche londinesi, sovvenzionato dai nonni degli stessi finanzieri che oggi vedono fallire il loro sogno dispotico di un unico governo mondiale a trazione elitaria. L’unione forzata in modalità OGM dei regni pre italici, non sostenuta da un ingrediente di comune lievitazione culturale popolare, finì per partorire “un aborto” di Stato. È come voler unire gli immiscibili acqua e olio o fondere vari metalli senza raggiungere l’adeguata temperatura di fusione. Quel melting pot, abborracciato nel 1800, ha prodotto una sola penisola; ma 20 isolette e 20 popoli distinti, con caratteristiche culturali e comportamentali tutt’oggi, completamente diverse e provinciali. Forse l’artefatta “orogenesi” dello stato italiano è il profondo motivo, che impedisce simili sommosse o rivolte popolari anche da noi, nonostante nel corso degli anni abbiamo subito colpi di palazzo di una violenza inusitata a livello mondiale. Stati forgiati tra calore, ferro, ossigeno, sangue, storia, cultura millenaria e acciaio sono quelli ad Est: Russia, India, Cina. Non a caso questi popoli si sentono legati alle loro radici ontologiche e chi le minaccia avrà nemici giurati inossidabili, esistenziali e invincibili. Nel totale “non fatelo sapere in giro se non ci fa comodo” del main stream occidentale, è avvenuta la storica visita di Xi Jimping in Russia, la quale ha sancito in modo solenne un patto d’acciaio, tra i due veri Stati d’acciaio. Mentre l’Europa e gli USA evaporarono sotto i colpi dell’inesorabile iperinflazione monetaria che distrugge le nostre economie e chi le sodomizza, ad oriente ancora una volta gli stati forti si rafforzano con collaborazione, reciproco supporto a 360 gradi e reciproci interessi/visioni. In Oriente e a Sud si guarda ai BRICS, si ci sforza per un futuro finalmente libero da ingerenze occidentali coloniali. Sebbene anche a Est ci siano problemi interni di democrazia, ma sicuramente questi governi operano col pugno forte per “il bene” dei propri popoli, non per la loro disumanizzazione e oppressione nuovomondialista. Purtroppo a ovest la democrazia resta solo una malata, perversa, annichilante ed illusoria teoria. Una teoria feroce usata, con sapiente dolo, come arma di dominio su popoli ormai allo stremo e sull’orlo del risveglio: l’incantesimo di questa plutocrazia travestita da democrazia è sempre più evanescente. Questo secolare giogo di vassallaggio tra palazzi contro popoli, Stati egemoni e Stati satelliti ed elite, ha finito per aprire gli occhi a qualche occidentale, ma soprattutto a quasi tutti gli altri Paesi, stanchi di essere colonie. Peccato mortale e vizio capitale è il miope paradigma che soprattutto in Occidente, ci spinge ancora ritenerci baricentro e punto nevralgico della geopolitica mondiale. Ormai già siamo la periferia della periferia, più non c’è ne renderemo conto peggio sarà per noi tutti. Siamo circondati, soli è sempre più isolati. Mentre noi crediamo alla propaganda di TG e governi di carta, a Sud e Oriente c’è il 90% della superficie del pianeta e vivono altri 7 miliardi di umani, si stanno liberando ed organizzando. Per secoli un odioso egocentrismo patologico ha avuto successo sul resto dell’umanità, grazie al monopolio monetario dell’elite mondialista: oggi la storia ha preso giustamente la direzione opposta, verso un mondo multipolare di Nazioni sovrane; non più schiave di nessun potere sovranazionale. Gli Stati di carta, fondati su finzioni giuridiche e monete di carta, sono destinati ad essere smembrati da Stati d’acciaio fondati su monete d’acciaio. La carta può schiavizzare un popolo solo con l’inganno, la corruzione è la collusione, ma non può tagliare né scalfire altri popoli d’acciaio, forgiato con la forza dell’unione e il fuoco sacro della verità.
Ing Meccanico Vincenzo Santoro Lungimirante