Reportage Palestina, storia di una guerra infinita

Reportage Palestina, storia di una guerra infinita

Il conflitto palestinese ha le sue radici in una storia  storia antica.

Lo scopo di questo articolo non è quello di raccontarla meticolosamente ma quello di cercare di capire il senso della giustizia che nel corso dei decenni ha causato morti e sofferenze, e quindi indurre ad una riflessione critica al fine di costruirsi una propria opinione in merito.

La diaspora, esilio, dispersione, del popolo ebraico in vaste zone del Medio Oriente, in Cina, India, Spagna e Francia, ebbe inizio sotto la dominazione dell’impero assiro-babilonese intorno al VII secolo a. c. e con l’impero romano. Ai tempi della dominazione dell’impero ottomano del 16simo secolo, durato fino al 1918, in Palestina così denominata dai Romani nel II secolo d. c., Eretz Yisrael per gli ebrei e Falastin per gli arabi, risiedevano 430.000 arabi e solo 20.000 ebrei Askenaziti  di origine europea, e Sefarditi  di origine nord-africana e mediorientale.

Questa comunità ebraica era concentrata nelle quattro città sacre per loro Gerusalemme, Hebron, Tiberiade e Tzfat.

Gli Ebrei, anche dai cattolici ortodossi, erano considerati deicidi e, come riletto nell’antico testamento, venivano rappresentati come  il popolo eletto che era contro tutti gli altri che già erano presenti in quei territori.

Questo contribuì a generare l’anti-semitismo che ha portato ad una serie di rivolte e devastazioni, dal russo pogrom, in diverse parti del mondo ed in diverse epoche, in Spagna, Germania, Inghilterra nel medio evo, anche in Francia nel 14simo secolo,  in Portogallo nel 16simo secolo, in Polonia e Ucraina nel 17simo secolo, in Marocco, Algeria e Turchia nel 18simo secolo, in Russia, Ungheria, Romania, Cecoslovacchia, Danimarca e Austria nel 19simo secolo e inizio del 20simo secolo. Ci furono sommosse contro gli ebrei nel 1919 in Argentina, nel 1947 nel Regno Unito, nel 1960-80 a New York e nel 1991 a Brooklyn.

Più vicino a noi non possiamo non ricordare l’olocausto, quando i nazisti tedeschi hanno ucciso 6 milioni di ebrei.

Queste estromissioni violente degli ebrei dalle varie nazioni ha via via determinato le migrazioni di massa, aliyah, nel territorio della Palestina, vista da sempre come la terra promessa. E talvolta vi si stabilirono utilizzando documenti e identità falsi[i].

Per comprendere a fondo la storia degli ebrei e degli arabi in Palestina è necessario conoscere la nascita e gli sviluppi di un movimento politico che molto ha determinato delle vicende tra questi due popoli oggi più che mai contrapposti, il sionismo.

[i] https://www.laluce.news/2021/10/04/i-rothschild-e-la-vendita-della-palestina/

Il nome deriva da Sion, la collina di Gerusalemme dove era situato il tempio di Salomone, il pacifico, e di cui oggi è rimasto in piedi solo il “muro del pianto”.

L’idea politica era quella di istituire uno stato ebraico in “terra santa”.

Il movimento fu fondato dal giornalista austro-ungarico Theodor Herzl.

La spinta ossessiva a trovare una terra dove gli ebrei potessero sentirsi protetti fu data dall’”Affare Dreyfus” il capitano dello stato maggiore francese ingiustamente accusato di tradimento solo perché era ebreo.

A Basilea in Svizzera, il 25 agosto del 1897 si svolse il primo congresso sionista guidato da Herzl.

Ma per raggiungere gli obiettivi il movimento sionista aveva bisogno di soldi, tanti soldi. Herzl si rivolse quindi al Regno Unito,  che già controllava il confinante Egitto con un protettorato e che era deciso a muovere guerra contro l’ormai decadente impero ottomano così da assicurarsi il controllo della Palestina e del canale di Suez per garantirsi i traffici commerciali verso l’India.

Il successore di Herzl, Chaim Weizmann  garantì l’appoggio dei coloni ebrei alla gestione del territorio da parte del Regno Unito vincitore sull’impero ottomano.

Allora il ministro degli esteri britannico Arthur James Balfour il 2 novembre 1917 inviò a lord Lionel Walter RothSchild, banchiere svizzero e membro del movimento sionista, una dichiarazione con la quale si impegnava a mettere a disposizione porzioni del territorio palestinese in caso di vittoria sugli ottomani, per sostenere la costituzione di un “focolare nazionale” patriottico.

L’azione strategica britannica non si fermò qui. Il loro rappresentante Henry McMahon si accordò con lo sceicco della Mecca Hussein Bin Al Hashimi: in cambio del sostegno del suo popolo avrebbe creato un unico stato arabo comprendente tutta la penisola.

Ma lo sceicco non sapeva che gli inglesi ed i francesi si erano già accordati sulla spartizione dell’impero dopo la vittoria sugli ottomani con “l’accordo Sykes-Picot”. La Palestina sarebbe stata governata da un protettorato anglo-francese.

Tra i primi a parlare esplicitamente di uno stato ebraico fu l’inglese di origini ebraiche lord Herbert Samuel nominato nel 1920 alto commissario della Palestina. Il funzionario anglosassone progettò un piano di immigrazione graduale al fine di causare conflitti territoriali. E’ il 1919 e il capo del movimento sionista Chaim Weizmann, col benestare degli inglesi, si recò in Palestina  e si mise subito al lavoro per costruire un territorio stabile per gli ebrei.

Intanto gli arabi si resero conto che gli inglesi non avevano intenzione di rispettare il patto di uno stato arabo unito e assaltarono i quartieri ebraici dei primi insediamenti di Gerusalemme e di Giaffa, fondata nel 1909 in seguito alla fuga, aliyah, dai pogrom russi, poi annessa alla municipalità di Tel Aviv nel 1959.

Gli inglesi, con l’avallo della Società delle Nazioni, organismo sovranazionale fondato nel 1920 dal presidente americano  Wilson dopo la prima guerra mondiale, con lo scopo di garantire la pace duratura nel mondo e che pose le basi alla futura Organizzazione delle Nazioni Unite ONU, realizzarono i propositi della dichiarazione Balfour favorendo l’arrivo graduale degli ebrei da ogni parte del mondo.

Nel 1922 il primo censimento inglese contava 84mila Yishuv, ebrei immigrati, e 760mila arabi.

Dal 1882 il movimento sionista attraverso i Rothshild doveva finanziare i coloni ebrei per l’acquisto di terre e per la costruzione di case, fabbriche e aziende agricole, i kibbutz. Nel 1914, gli ebrei finanziati dai Rothshild con il Fondo Nazionale Ebraico, acquistarono 50.000 acri di terra e fondarono 10 colonie.

Nel 1918 gran parte delle terre fertili della Palestina apparteneva ai Rothschild che le avevano acquistate dagli arabi costretti a vendere a causa del crollo del prezzo del grano indotto dagli inglesi.

Per supportare i coloni nel loro insediamento fu creata l’Agenzia Ebraica, e per assicurare l’ordine e la difesa dei coloni fu istituita l’Haganah, una organizzazione para-militare supportata da altri due gruppi militari “Banda Stern e Irgun che si resero responsabili di attacchi terroristici sia agli arabi che agli inglesi.

Per contrastare il terrorismo ebraico e per canalizzare la resistenza anti-ebraica, lo sceicco Izz Al Din Al Qassam, , fondò l’organizzazione militare “Mano Nera”.

In seguito ad una serie di disordini, gli inglesi affidarono alla commissione presieduta da lord William Roger Peel la divisione delle terre della Palestina agli ebrei e agli arabi. Con un documento di 400 pagine furono istituiti per la prima volta lo Stato d’Israele e lo Stato Arabo–Palestinese. La spartizione fu però  considerata iniqua dagli arabi  che si resero conto che le terre più fertili erano state assegnate ai coloni ebrei.

Alla ripresa dei disordini gli inglesi affidarono al ministro Neville Chamberlain il compito di dirimere la questione. Il ministro propose con la stesura del “Libro Bianco” un unico territorio governato da una rappresentanza di ebrei e di palestinesi sotto la supervisione inglese.

La proposta non fu accolta dagli ebrei poiché nel Libro Bianco si limitavano l’acquisto delle terre dagli arabi ed il numero degli immigrati.

Nel 1939 le bande armate ebraiche costrinsero gli inglesi ad abbandonare la Palestina e nel maggio del 1947 rinunciarono definitivamente al mandato rimettendo la questione nelle mani della neonata ONU.

Durante la seconda guerra mondiale, l’Agenzia Ebraica che aveva il compito di gestire i certificati di immigrazione mise in atto il progetto sionista di consentire un accesso selettivo  in Palestina solo alle forze più giovani e qualificate, capaci di assicurare uno sviluppo produttivo del nascente Stato D’Israele. Determinando in questo modo indirettamente l’incremento del numero di morti a causa del nazismo.

L’ONU con la risoluzione 181 del 20 novembre 1947, divise il territorio in due Stati: Israele al quale sarebbe andato il 55% delle terre e la Palestina con il 44%, Gerusalemme sarebbe rimasta zona internazionale. Ai festeggiamenti dei sionisti si contrappose il malcontento arabo che non accettarono come valida la risoluzione poiché non si capiva perché al 37% della popolazione fosse stato dato il 55% delle terre di cui possedevano solo il 7%.

La decisione dell’ONU diede il via alla espulsione di massa degli arabi dai territori in quella che è stata definita Nakba la catastrofe.

Nel 1948, oltre la metà della popolazione palestinese era ebrea e più della metà delle terre apparteneva a loro.

Il 14 maggio 1948 lo Stato di Israele si dichiara indipendente.

Il giorno dopo la Lega Araba formata da Libano, Giordania, Egitto, Siria e Iraq entra in guerra contro Israele ma ne esce sconfitta per la superficialità e la disorganizzazione dell’azione militare.

Dopo la guerra gli arabi sono relegati nei territori di Gaza e della CisGiordania, e gli ebrei arrivano a possedere il 78% del territorio palestinese ma ad oggi gli arabi di Palestina vivono sull’11% delle terre insediate.

Nel maggio del 1964 circa 400 personalità arabe si riuniscono a Gerusalemme e fondano l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina OLP con l’avallo della Lega Araba. L’OLP non raccolse a sé i gruppi terroristici palestinesi.

Nel 1987, durante la prima intifada. nasce Hamas, movimento di resistenza islamico, in realtà un gruppo terroristico militante  Una serie di rivelazioni testimoniano che sia nata in seguito ad un finanziamento israeliano alle moschee arabe affinché reclutassero e formassero dei giovani fanatici  e pronti a tutto(1). Gli atti terroristici a loro attribuiti avrebbero dato agli israeliani l’opportunità di reagire con violenza e prendersi altri territori scacciando gli arabi.

Successivamente alla prima risoluzione ONU n°181, il  Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel 1949 attraverso la risoluzione n°194 riconosce i limiti territoriali allo Stato d’Israele ed il ritorno degli arabi  alle proprie case.

Ad oggi il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha emanato 69 risoluzioni mai rispettate ed altre 29 su cui il governo americano ha messo il veto ritenendole insoddisfacenti per lo Stato d’Israele.

La mattina del 7 ottobre 2023 alle ore 06,30, le brigate Ezzedine Al Quassam braccio armato di Hamas, irrompono nel territorio israeliano della striscia di Gaza ed uccidono 700 persone tra militari e civili, molti giovani poiché proprio in quel luogo di confine era in atto un rave-party notturno, inspiegabilmente spostato lì in quella zona ad alto rischio solo due giorni prima. Vengono anche lanciati razzi e missili che fanno molte vittime.

Molti analisti di geo-politica hanno rilevato con stupore lo strano quanto inopportuno  trasferimento del rave-party all’ultimo momento in quella pericolosa area di confine,. E’ stato anche rilevato che  l’apparato di servizi segreti ritenuto il più efficace al mondo, il Mossad istituito nel 1949 e lo Shin Bhet che si occupa della sicurezza interna, non abbiano fatto nulla per impedire il letale assalto terroristico, nonostante fonti egiziane ed iraniane avessero comunicato che era molto reale il rischio di un imminente attentato di Hamas.

La rappresaglia di Israele, col nome “Spada di ferro”, scatta immediatamente ed è ancora in corso. Le ultime notizie raccontano di 6000 vittime soprattutto tra i civili di cui 2300 bambini. I bombardamenti continuano ed il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha raccolto le truppe di terra ai confini di Gaza pronte a  “spazzare via” una volta per tutte gli arabi palestinesi  dai territori.

Come ho premesso all’inizio dell’articolo lo scopo non è quello di schierarsi e parteggiare per l’una o l’altra fazione. Il tentativo è quello di raccogliere fatti fondati affinché chi lo leggerà potrà avere un quadro più chiaro tale da consentire la costruzione di una opinione che spinga il lettore di questo giornale, allora sì, a prendere una posizione consapevole per non soggiacere alle lusinghe di un pensiero unico e omologante, ma sentirsi libero di pensarla in una maniera differente, la propria.

Carlo Ceresoli

[1] https://www.laluce.news/2021/10/04/i-rothschild-e-la-vendita-della-palestina/

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