Pesaro… una protesta “virale” …
La partenza da Salerno è alle 4,45 del mattino. È già il 1° maggio ma di festa del lavoro ormai non si sente neanche l’odore del sudore. Si respira invece un’aria di speranza, forse di fiducia negli altri combattenti irriducibili, disposti a 7 ore di bus per far sentire il grido di : “… la gente come noi non molla mai…”.
Questa volta la battaglia è per fermare la costruzione di un bio-laboratorio dove si manipoleranno i virus che sono diventati le nuove armi biologiche in voga nelle guerre “creative”.
Parcheggio l’auto al punto di arrivo e incrocio uno dei due autisti del bus appena arrivato anche lui. Mi chiede: “… ma è per una gara di motociclette?…”
Ahh, cominciamo bene!…
Arrivano altri protestatori, ecco anche il bus. Si parte. Età media dei 50 forti e sempreverdi: 50 anni, non meno. Di giovani neanche l’ombra Una pioggia sottile ed insistente ci accompagna per tutto il viaggio. Dopo qualche fermata d’obbligo agli autogrill arriviamo in piazza Stefanini luogo di ritrovo per la manifestazione che alle 13 era già cominciata. Gira voce che siamo 10mila persone, di ogni tipo, di ogni paese, almeno questo.
Il gran vociare e qualche slogan gridato coprono la musica del palco in attesa dei primi “parlatori”. E intanto piove.
Sono stati istallati diversi stands e gazebo per la vendita di spille, magliette e libri dei soliti noti portavoce del dissenso al ‘nuovo ordine mondiale’ . Qualcuno del comitato raccoglie le firme contro la guerra, contro il bio-laboratorio, per i referendum per il disarmo e la sanità pubblica.
C’è la giornalista Angela Camuso con i suoi libri ma c’è anche Franco Fracassi, giornalista amatissimo da tutti i ” risvegliati”, così ci chiamano. Eccolo sul palco a ringraziare tutti di essere venuti e anche se piove… oggi è un bel giorno di sole splendente… applausi meritati.
Dopo qualche altro intervento di rito si forma il corteo che ha in testa la performance di un gruppo di artisti di lotta che con costumi neri, tamburi ed una bara in spalla gridano: “… il laboratorio ci porta all’obitorio…” niente di più vero!
Si va avanti imperterriti sotto la pioggia a cantare gli slogan, ma comincia a salire un coltre di incomprensione mista ad impotenza quando si vedono gli abitanti del quartiere Torraccia, luogo deputato alla costruzione del bio-laboratorio, che affacciati ai loro balconi riprendono con i telefonini il corteo di irriducibili sessantottini, invece di scendere per strada ed unirsi a noi per difendere la loro salute ed il loro territorio.
I furgoni delle forze dell’ordine sono alla testa del corteo con i lampeggianti accesi e discretamente, finanche senza fretta, ci guidano fino a completare un cerchio e raggiungere di nuovo la piazza Stefanini per completare la giornata di protesta.
Il malumore di ognuno è chiaro. La questura non ha consentito il percorso fino al centro di Pesaro che avrebbe reso più visibile la protesta dando un senso allo sforzo di migliaia di persone che prima dell’alba sono scesi dal letto e sono saliti su un bus convinti di cambiare il mondo.
Il percorso consentito è stato un cerchio intorno al terreno comunale venduto a privati dalla amministrazione pesarese, a guida PD, dove dovrebbe essere costruito il primo di venti bio-laboratori, uno per regione.
Scoppia il dissenso sul poco senso del percorso del corteo. “… non andava fatto…” urla qualcuno, “… non c’era scelta …” rispondono altri…”. La diatriba si trasferisce sul palco dove si accusano gli organizzatori di aver ceduto alle imposizioni della questura.
Ma è tardi, ormai la stanchezza prevale sugli umani e ci avviamo ai lunghi e capienti mezzi per tornare a casa.
La pioggia non ci ha lasciato un momento… scie chimiche ad orologeria? Chissà… non c’è da meravigliarsi più di niente.
Qualcuno sprofonda sui sedili, qualcun altro si raggruppa per parlare. La notte è ancora lunga. Qualcuno scende a Cassino, altri a Caserta, altri a Napoli, noi a Salerno, sono le 2 del mattino di martedì 2 maggio.
Io lo rifarei, tutti lo rifaremmo… La gente come noi non molla mai!
Carlo Ceresoli