Tramonto In Armonia 2024
È giunta alla ottava edizione la festa per il solstizio d’estate, giorno più lungo dell’anno, conosciuta con il titolo “Tramonto In Armonia”, organizzata da dieci anni dall’associazione “SpazioUpArte”.
Dopo le chiusure in casa imposte da una certa politica in questi anni, gli associati di SpazioUpArte hanno deciso di ritrovarsi per la festa al tramonto nella nuova sede dell’associazione in via La Mennola. Si tratta di una casa in campagna di proprietà del presidente di SpazioUpArte Vito Ungaro e di sua moglie Anna Salzano, i quali anche stavolta, con generosità, hanno messo a disposizione di tutti il fabbricato ed il terreno circostante ricco di vegetazione e orti biologici. Proprio grazie alla natura del luogo, il gruppo associativo ha organizzato una serie di intrattenimenti, di giochi, di momenti di musica dal vivo e di racconti di storia del territorio.
L’appuntamento era per il tardo pomeriggio e sono intervenute circa sessanta persone, non solo parenti ed amici ma anche chi, leggendo la locandina dell’evento ha messo in campo il passa parola ed ha finito per ritrovarsi a gustare del piacere di una serata trascorsa nel divertimento e nell’armonia.
La conduzione della serata è stata affidata a Cristiana Tortora che, dopo il racconto riassuntivo di questi dieci anni di SpazioUpArte ha dato inizio alle tappe del divertimento.
Il primo gioco è stata la “caccia al tesoro botanico”, bisognava riconoscere alberi e piante aromatiche dislocate sull’area intorno alla casa fotografando le foglie. Ha vinto il premio chi è riuscito a trovare le quindici piante in gara. L’associazione “SpazioUpArte”, come dal nome, ha lo scopo sociale di promuovere l’aggregazione e la convivenza attraverso l’arte in tutte le sue espressioni, quindi è stata poi la volta di Lucio De Simone, mastro ceramista, che ha seguito e supportato i partecipanti impegnati nella realizzazione di piccole sculture cotte poi nel forno con la tecnica “Raku”.
È stato un momento di partecipazione e di entusiasmo particolari soprattutto quando dopo la scottatura a fuoco sono emerse le statuette d’argilla con colori unici e sfavillanti, che sono poi rimaste di proprietà dei dodici ceramisti in erba.
La seconda tappa artistica è stata l’esibizione dei maestri Gerardo Sapere al vibrafono e Vincenzo Greco al flauto traverso. Hanno suonato le più famose arie di opere liriche con un omaggio finale al compositore Ennio Morricone.
Già dalle prime note dei due musicisti siamo entrati tutti in una atmosfera magica, che solo la combinazione della armonia della musica in un ambiente naturale di alberi e piante può creare.
È stato un momento particolarmente emozionante dalla prima nota all’ultimo applauso. Tant’è che ha suscitato questa poesia di Maria Serritiello:
“…sotto il nuovo cielo, al tramonto,
scandisce il flauto e sicuro tintinna il vibrafono.
L’aria, la sera addolcisce e…soave muta il cor…”
Intanto sulla brace cuocevano le bruschette di pane di semola condite con pomodorini di stagione, sparite come per magia. Stessa sorte è toccata ai dolci preparati da Antonella Bisogno. Potevano mancare i tarallucci ed il vino…e gli spumanti e l’anguria. Infine tutti hanno ricevuto una piccola confezione di erbe selvatiche preparate da Annamaria Fortunato, Teresa Ricigliano e Anna Salzano, in ricordo dell’evento.
Ormai il tramonto è lontano, e la casa di campagna che è stata teatro di umanità ed estro artistico si è svuotata. Siamo rimasti noi associati, a tirare le somme del nostro impegno . Le conclusioni sono state affidate a Vito Ungaro, presidente di “SpazioUpArte”, che si è occupato della organizzazione tecnica e logistica della manifestazione. Non ha potuto nascondere la commozione per la tensione emotiva e la soddisfazione di tutti per il grande impegno profuso. Anche questa volta ha vinto la creatività e la gioia di stare insieme.
Pure il sottoscritto ha contribuito alla riuscita dell’evento interessando gli ospiti con il racconto di fatti storici del territorio de La Mennola e dell’origine del suo toponimo.
Questo è il mio racconto:
“Il rione La Mennola è compreso ad ovest dal torrente Cernicchiara e ad est dal tracciato dell’autostrada Salerno-ReggioCalabria. Il territorio si sviluppa prevalentemente a nord con alcune colline, la più nota è detta ‘Carosello’. L’area è compresa nel quartiere ‘Seripando’ che si estende per 30mila mtq. Questo territorio si trova al di fuori delle antiche mura cittadine del principato di Arechi, per questo è stato spesso oggetto di tentativi di aggressioni ed invasioni. Nella seconda guerra mondiale fu teatro di un’aspra battaglia tra i tedeschi e le forze alleate. Gli scontri si concentrarono soprattutto presso l’ospedale ‘Giovanni Da Procida’. I malati ed il personale del sanatorio, per salvarsi la vita furono costretti a scappare per la boscaglia ed a rifugiarsi nella galleria di Chiuiano lontana un chilometro. L’unico rifugio sicuro divenne il tratto della galleria ferroviaria Salerno-Mercato San Severino. All’ingresso della galleria trovarono rifugio gli abitanti di Fratte che avevano avuto la casa distrutta dai bombardamenti, mentre nella parte opposta della galleria si rifugiarono i residenti di Calata San Vito. E’ ancora vivo il ricordo dei sopravvissuti delle condizioni terribili in cui si viveva nelle galleria. Le persone erano ammassate in quello spazio ridotto…di notte qualcuno a turno doveva restare sveglio per avvertire del passaggio del treno. Si racconta nelle cronache dell’archivio storico di Salerno che non di rado qualcuno perdeva la vita o le gambe perché non faceva in tempo a trarsi in salvo.
In quest’area ci sono due costruzioni molto importanti: l’ex seminario regionale Pio XI ed il sanatorio anti-tubercolare, oggi ospedale Giovanni Da Procida.
Il seminario è una delle più grandi opere costruite durante il ventennio fascista e, per mancanza di semi
naristi, negli anni ’70 fu venduto al Comune di Salerno. Oggi è sede del ‘Teatro delle Arti’ e di alcuni uffici pubblici.
Nel 1933 il governo fascista emanò un decreto per combattere la piaga della tubercolosi e l’ingegnere Silvo Guidi, che era a capo dell’ufficio tecnico dell’istituto nazionale fascista della previdenza sociale, progettò il sanatorio anti-tubercolare proprio sul colle de La Mennola grazie alla ricca vegetazione del luogo e quindi all’aria buona, ed anche in funzione delle vicinanza alla città agevolata dalla costruzione della via Pio XI.
Riguardo all’origine del nome:
‘spicara moena’ è il nome scientifico di un pesce molto piccolo apprezzato dagli antichi romani, infatti in alcuni ‘skyphos’ anfore romane rinvenute nella zona è stato analizzato il contenuto solido… si trattava del ‘garum’ una salsa di interiora di pesce composto essenzialmente dalla ‘spicara moena’ comunemente conosciuto col nome di “minnula”. Questo termine compare anche in una favola di Esopo dove narra di un pescatore che aveva preso all’amo una minnula, il piccolo pesce chiese al pescatore di rigettarla in mare perché era troppo piccola e quando sarebbe diventata più grande poteva essere un pasto più appetitoso, ma il pescatore rispose che intanto si sarebbe accontentato di quel pasto frugale e poi un giorno magari sarebbe stato più fortunato.
Più interessante è l’origine che ne fa il ‘vocabolario etimologico siciliano- italiano e latino’, pubblicato nel 1789 dalla ‘reale stamperia’ di Palermo dove l’abbate barese Michele Pasqualino, accademico della crusca, censiva con il termine “mennula” due significati: il mandorlo albero e la mandorla frutto, derivanti dal latino ‘amigdala’.
Nel 1998 nel ‘dizionario etimologico utet – i dialetti italiani’ si aggiunse che il termine “mennula” era usato in diverse regioni compresa la Campania con diverse varianti dialettali.
Questa è la storia…statemi a sentire…
Carlo Ceresoli