LO SAPEVI CHE? Vitamina D: dove eravamo rimasti…
In questo articolo https://www.liberamentenews.it/vitamina-d-la-sconosciuta-di-cui-tutti-parlano/ avevamo introdotto le forme di vitamina D più conosciute e come fare per misurarle.
Ora ci focalizziamo sulle funzioni di questa vitamina, quali effetti ha e a quali dosi.
Iniziamo con questa affermazione “la vitamina D non è solo una vitamina, ma è anche un ormone”. Cosa significa?
Una vitamina è una sostanza che il corpo non è in grado di produrre, e la sua carenza provoca una grave malattia o la morte.
Secondo questa definizione la vitamina D è una vitamina, perchè la carenza provoca il rachitismo.
Ma la vitamina D è anche ormone, in quanto messaggero chimico prodotto dall’organismo che trasmette segnali da una cellula all’altra.
Infatti tutte le cellule del corpo umano possiedono un recettore sensibile chiamato VDR.
Il recettore cellulare viene definito come eterodimero.
da wikipedia “Un dimero è una molecola formata dall’unione di due subunità (dette monomeri) di identica natura chimica (omodimero) oppure di natura chimica differente (eterodimero).”
Cioè, è come se avesse una serratura a 2 chiavi, una è la vitamina D e l’altra è RXR (vitamina A).
Il recettore cellulare, quindi si attiva correttamente soltanto in presenza di entrambi, e come vedremo, il sistema è molto più complesso di così in quanto necessitano altre sostanze per il funzionamento ormonale.
Attivato il recettore di membrana, la vitamina D agisce su vari aspetti metabolici della cellula, infatti gestisce:
- la concentrazione di calcio della cellula
Il calcio è coinvolto nei processi infiammatori, e quindi riuscire a modulare il calcio, significa modulare i processi infiammatori.
Nel metabolismo del calcio è utile e coinvolta anche una vitamina scoperta da pochi anni, che è la vitamina K2 – mk7.
Infatti la vitamina D estrae il calcio e lo mette in circolo, la vitamina K2, attraverso la Matrice Gla Proteica raccoglie il calcio in circolo e dai tessuti molli e lo deposita nelle ossa e nei denti.
2. attiva o disattiva specifici geni del DNA
Questa miriade di funzioni si attivano solo in presenza di sostanze che si leghino alla cisteina, quali i complessi sulforati, quelli presenti nelle verdure della famiglia delle brassicacee (broccoli, cavoli, cavolfiori, etc.), e di zinco e magnesio.
TOSSICITA’
Iniziamo a dire, che la tossicità della vitamina D, assunta come colecalciferolo, è un evento rarissimo. Questa si manifesta con aumentato livello di calcio nel sangue (ipercalcemia). Ma come abbiamo visto nell’articolo precedente, il colecalciferolo deve trasformarsi prima in calcifediolo e poi calcitriolo. Il corpo umano ha tutta una serie di sistemi di regolazione e di downgrade dei livelli di attivazione, che permettono, anche con l’aiuto della vitamina K2 di minimizzare il rischio di possibile tossicità.
grafico basato su questa metanalisi:
https://ajcn.nutrition.org/article/S0002-9165(23)27859-4/fulltext
Questa dimostra, che in assenza di vitamina k2, le dosi fino a 30.000 UI o livelli di 200 ng/ml non hanno riscontrato nessuna tossicità.
Veniamo agli effetti:
https://vitamindwiki.com/Chart+of+Vitamin+D+levels+vs+disease+-+Grassroots+Health+June+2013
Queste figure, basate su una serie di revisioni Grassroots, mette in relazione l’incidenza della concentrazione di 25OH con le malattie.
La comunicazione istutuzionale, da un lato rappresenta i benefici della vitamina D, ma li limita soltanto alla mineralizzazione ossea, dall’altro, dichiara che non sono dimostrati i benefici sugli altri sistemi metabolici.
Nonostante una montagna di studi ha dimostrato gli effetti definiti pleiotropici (i fenomeni agiscono su più geni), la cui raccolta si può trovare online qui https://vitamindwiki.com/, diverse tecniche sono state utilizzate (come per la vitamina C) per sminuire l’importanza e gli effetti.
La prima tecnica utilizzata è la falsificazione statistica, infatti questo studio del 2014
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25333201/
ha dimostrato che il calcolo statistico alla base della dose giornaliera raccomandtata di colecalciferolo di 600 UI è errato.
Infatti il calcolo corretto è di 8895 UI al giorno.
Lo studio di partenza era stato istituito per calcolare l’impatto dell’integrazione di colecalciferolo indipendentemente dalla produzione cutanea. Infatti lo studio falsificato era stato progettato per risponede alla domanda: quale dose giornaliera deve assumere il cittadino medio da 1 a 70 anni in inverno sopra al 50° parallelo per raggiungere nel 97,5% della popolazione un livello di concentrazione di 25OH di 50nmol/L (20 mg/ml)?
Altra tecnica di falsificazione è quella di reclutare persone con livelli già sufficienti per dimostrare che una piccola supplementazione non è efficace, come è capitato con questo studio
utilizzato da AIFA per giustificare la famigerata nota 96 con cui si limita la prescrivibilità della supplementazione della vitamina D.
Infatti in questo studio la tabella di reclutamento rappresenta persone che hanno in partenza tutti già 30 ng/ml, livello noto essere già sufficiente per la mineralizzazione ossea, e quindi il confronto con il placebo per dimostrare l’inefficacia della supplementazione per prevenire le fratture, è chiaramente un imbroglio. E lo è ancora di più trarne la conclusione che l’integrazione non serve.
Quindi, come rispondere alla domanda quanto integrare? La risposta corretta può fare riferimento alle raccomandazioni degli endocrinologi americani che individuano in 10.000 UI la dose giornaliera sicura, per poi fare controlli dopo 3 mesi misurando calcemia e paratormone per definire/modificare le dosi.
Bisogna tenere presente che l’incremento medio del valore assoluto della 25OHD sierica (ng/ml) a 3 mesi, con differenti dosi e regimi terapeutici di colecalciferolo
con 1.000 UI l’incremento è 10
con 2.000 Ui l’incremento è 13
con 5.000 UI l’incremento è 30
Approfondimenti sugli effetti a seconda dei livelli di concentrazione diversi vi rimando al prossimo articolo.
Che la tua curiosità ti guidi nel tuo percorso verso la salute e la felicità
Guglielmo Serafini